
Si è concluso il processo per diffamazione che ha visto coinvolto sul banco degli imputati Alberto Aleandri, commerciante noto in città e tra i fondatori dell’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) di L’Aquila.
I fatti risalgono a circa due anni fa quando il 12 febbraio 2011 la sezione aquilana di Casapound organizzò una manifestazione in memoria delle vittime delle foibe.
Nei giorni precedenti apparvero su tutto il percorso della manifestazione locandine firmate dall’ANPPIA in cui – tra le altre cose – era scritto «Il raduno neo-nazista di Casapound all’Aquila è un’offesa per i 309 martiri del terremoto».
Alberto Aleandri è stato assolto dall’accusa di aver affisso il manifesto ma è stato condannato per averlo divulgato sulla sua pagina personale di facebook, con l’irrogazione della multa di mille euro e la contestuale non menzione.
Il Pubblico Ministero aveva chiesto l’assoluzione con formula piena.
Secondo Aleandri e il suo avvocato Simona Giannangeli «la sentenza contrasta con le valutazioni del Pubblico Ministero e con la sentenza della Corte di Cassazione n. 19449 dell’8 gennaio 2010 che ha sancito: l’esimente dell’esercizio del diritto di critica storica e politica» nel caso in cui si utilizzino «le espressioni “nazifascisti” e “neonazisti”, in quanto, alla luce dei dati storici e dell’assetto normativo vigente durante il ventennio fascista […] la qualità di “fascista” non può essere depurata dalla qualità di razzista e ritenersi incontaminata dall’accostamento al nazismo».
Oltre ciò, va rilevato che nel caso specifico è stata sostanzialmente non riconosciuta la libertà di espressione garantita dalla Carta Costituzionale repubblicana e antifascista.
«Il comportamento di una molti militanti ed esponenti di spicco di Casa Puond – scrive Aleandri nella nota – in evidenza nelle pagine di cronaca nera di diverse città italiane, come l’assassinio dei due senegalesi a Firenze per mano del militante di Casa Pound Gianluca Casseri, la premeditazione di stuprare a Napoli una universitaria ebrea ed altre violenze messe in atto sempre da appartenenti al movimento di Casa Pound, rendono un’offesa alla dignità umana le manifestazioni di Casa Pound».
«Inoltre, – conclude Aleandri – il responsabile dell’Aquila di Casa Paound Simone Laurenzi intervistato da “La7” il 1/4/2012 (si veda youtube) portava in bella mostra un grande fascio littorio appeso al collo fregiandosi di essere fascista. Da rilevare che all’Aquila vengono affissi continuamente manifesti inneggianti al fascismo. La sede di Casa Pound è intestata a Italo Palesse, storicamente riconosciuto come collaborazionista delle SS hitleriane».