
L’Abruzzo, con una diminuzione del 4% delle imprese artigiane attive, nonostante la ricostruzione post sisma, è la regione italiana che, nel terzo trimestre 2012, fa registrare il peggior risultato nel settore dell’edilizia. Lo rileva un rapporto Anaepa-Confartigianato che lancia l’allarme sulle «pesanti ripercussioni su occupazione e produzione nel settore artigiano, comparto che rappresenta la fetta più consistente del settore costruzioni, con circa il 59,2% delle imprese».
In particolare, l’associazione artigiani dell’edilizia evidenzia come tali dati negativi arrivino dopo un triennio che aveva fatto registrare un aumento dell’occupazione del 7,6%.
A far registrare il segno meno sono state tutte le quattro province abruzzesi: -6,6% a Teramo, -4,1% all’Aquila, -3,8% a Pescara e -1,5% a Chieti. L’indagine rileva, inoltre, che i tempi di pagamento sono sempre più lunghi per le imprese edili, soffocate anche dal blocco del credito. Sia per committenti pubblici sia privati, infatti, le aziende attendono in media 180 giorni, 115 in più rispetto alla media dei Paesi europei.
A tutto questo si aggiunge la situazione del mercato immobiliare abruzzese, sempre più in crisi. «L’Abruzzo è maglia nera d’Italia – commenta il presidente di Confartigianato Abruzzo, Angelo Taffo – nonostante ci sia un’intera città capoluogo da ricostruire e 56 comuni del cratere sismico da rimettere in piedi. Al settore servono subito agevolazioni fiscali, pagamenti arretrati della pubblica amministrazione e disponibilità di risorse».