
E’ ultrasottile e flessibile e riesce a nascondere gli oggetti avvolgendoli. Si tratta del primo mantello dell’invisibilità, finora il più vicino a un vero e proprio mantello in stile di Harry Potter.
Il risultato si deve al gruppo coordinato dall’italiano Andrea Alù, che lavora nell’università del Texas a Austin. Il lavoro è stato pubblicato sul [i]New Journal of Physics[/i].
Per ora il mantello rende invisibili alle microonde gli oggetti che avvolge, ma getta le basi per una nuova tecnologia più efficace, in grado di nascondere gli oggetti anche alla luce visibile. Fino ad ora, infatti i tentativi di realizzare mantelli dell’invisibilità si basavano su tecnologie abbastanza ingombranti, cosa che rendeva difficile arrivare a delle applicazioni.
Gli oggetti diventano ‘visibili’ quando la luce (ma anche onde sonore, raggi X o microonde) rimbalzano sulla loro superficie verso i nostri occhi e questi ultimi elaborano le informazioni. Quando le onde (luminose e non) non riescono a ‘rimbalzare’ dall’oggetto, l’oggetto diventa essenzialmente invisibile.
Il vantaggio del nuovo mantello dell’invisibilità é di essere un vero e proprio ‘telo’ metallico, dello spessore di un decimo di un millimetro. E’ un film sottile realizzato con una pellicola di policarbonato flessibile con delle tracce di rame stampate sulla superficie. Il mantello genera dei campi magnetici che neutralizzano le microonde che colpiscono l’oggetto da nascondere.
«Quando i campi magnetici diffusi dal mantello e dall’oggetto interferiscono – osserva Alù – questi si annullano a vicenda e si cancella la diffusione delle onde che incidono sull’oggetto. L’effetto complessivo è la trasparenza e l’invisibilità a tutti gli angoli di osservazione».
Nei test eseguiti in Texas il dispositivo è riuscito a rendere ‘trasparente’ e dunque invisibile alle microonde un cilindro alto 18 centimetri. Il prossimo passo sarà rendere il mantello invisibile alla luce.
«In realtà – prosegue Alù – questa tecnica permette di realizzare più facilmente mantelli dell’invisibilità alla luce visibile rispetto agli altri materiali usati finora in questo campo. Tuttavia, ci sono limiti sulla larghezza degli oggetti che si possono nascondere e le frequenze alle quali è possibile operare. Nell’ottico il metodo potrebbe neutralizzare la luce che incide su oggetti minuscoli, di pochi miliardesimi di metro».
I vantaggi di questo mantello dell’invisibilità rispetto a quelli realizzati con le altre tecniche esistenti, osserva il ricercatore, «sono la sua adattabilità e facilità di produzione. Abbiamo dimostrato che non c’é bisogno di un dispositivo ingombrante per riuscire a ‘nascondere’ un oggetto».