
Approda in tribunale, dopo una richiesta di rinvio a giudizio presentata tre anni fa, a fronte di episodi risalenti al 2006, una vicenda giudiziaria che tra gli otto imputati vede alcuni veterinari della Asl.
Le accuse sono diverse: si va dalla concussione, al falso, fino all’omissione e all’abuso di ufficio.
Sotto processo, che inizierà il 20 giugno, ci sono Francesca De Paulis, Francesco Splendiani, Giuseppino Petrucci, Mauro Mancini, Isabella D’Antonio, Giulio Petronio, Alessandro Pelini, Antonio Damiani.
Prosciolto dall’accusa di peculato il veterinario Leonello Liberale, assistito dall’avvocato Retico. La stessa accusa era stata mossa alla De Paulis ma è caduta anche nei suoi riguardi.
La De Paulis, tuttavia, è accusata di concussione per avere indotto, abusando dei suoi poteri (dirigente, all’epoca dei fatti, del servizio veterinario), i titolari di attività produttive sottoposte alla sua vigilanza, a ingaggiare professionisti di sua conoscenza per la realizzazione di etichette e un consulente per l’autocontrollo aziendale.
La stessa dirigente, inoltre, è accusata di falso per avere alterato gli esiti di un rilievo ispettivo fatto in un caseificio di Barisciano. Contestata anche un’omissione di atti d’ufficio in riferimento alla mancata adozione di provvedimenti sanzionatori verso una ditta sottoposta alla sua vigilanza.
La De Paulis e Mauro Mancini sono accusati di falso. Avrebbero attestato falsamente l’avvenuta visita ante mortem di ovini macellati nel mattatoio di Castel del Monte sottoposto alla loro vigilanza, simulando l’avvenuta visita degli animali con false dichiarazioni rese in seguito a un controllo eseguito dai Nas.
La De Paulis, insieme a Splendiani, avrebbe poi omesso di compiere atti del loro ufficio procurando un ingiusto profitto a una norcineria sottoposta alla loro vigilanza. Inoltre, Petrucci e Splendiani avrebbero consentito illecitamente la bollatura sanitaria di carcasse di animali «abusando del loro ufficio».
Petronio, Pelini e Damiani, infine, sono imputati di favoreggiamento per avere dichiarato, nel corso dell’inchiesta, delle circostanze non veritiere aiutando alcuni sospettati a commettere i reati contestati. Alla D’Antonio si contesta di avere tratto vantaggi consistenti nel beneficiare dell’incarico di consulente aziendale.
La stessa concorre, sia pure in chiave subordinata e di secondario rilievo, nel reato di concussione contestato alla De Paulis. Fin qui le accuse, ancora tutte da dimostrare, emerse dopo un travagliato iter giudiziario concluso col rinvio a processo firmato dal gup Marco Billi.
Nel corso del processo davanti al tribunale in composizione collegiale gli accusati saranno assistiti dagli avvocati Attilio Cecchini, Angelo Colagrande, Luca Bruno, Antonello Carbonara, Ascenzo Lucantonio, Giuseppina D’Angelo, Danilo Iannarelli.
Le indagini furono avviate dalla Procura dopo una denuncia inoltrata dal direttore generale dell’Asl dell’epoca, Roberto Marzetti, il quale aveva avuto una segnalazione. Poi gli accertamenti furono effettuati dai carabinieri del Nas.
Fonte: Il Centro, articolo di Giampiero Giancarli