
La maggior parte degli aspetti della nostra vita è online: postiamo cosa mangiamo, dove lavoriamo, i nostri stati d’animo, i viaggi, le fotografie. Ma c’è una cosa che sui [i]social network[/i] resta [i]off limits[/i]: la salute personale.
Un nuovo studio della [i]Brigham Young University[/i] ha dimostrato che lo stato di salute dell’utente è l’ultima frontiera inesplorata della [i]privacy online[/i]. Mentre sveliamo alla rete tutti i segreti della nostra esistenza privata siamo ancora molto restii a condividere informazioni sul nostro benessere psico-fisico o su una malattia che ci riguarda.
Il vantaggio di questo atteggiamento di auto-protezione è evidente: evitare che circolino indiscrezioni troppo private sul nostro conto. Ma tutelare la [i]privacy[/i] relativamente alla nostra salute porta anche notevoli svantaggi, secondo la ricerca statunitense. Condividere infatti più notizie in merito ai benefici o ai danni derivati dall’assunzione di un farmaco o correlati ad un intervento chirurgico effettuato da un medico ci aiuterebbe a fare frutto delle esperienze altrui che potrebbero anche, nei casi più estremi, salvarci la vita.
I risultati dell’indagine condotta da Rosemary Thackeray hanno rilevato che tendiamo a promuovere in rete queste operazioni di condivisione solo sui forum o bazzicando sui siti specializzati, ma molto raramente sui social network come Twitter o Facebook, direttamente associabili al nostro nome. Lo studio è stato presentato sul [i]Journal of Medical Internet Research[/i].