Capistrello, processione santa sotto le stelle

30 marzo 2013 | 14:59
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Capistrello, processione santa sotto le stelle

di Gioia Chiostri

Raramente il paesaggio d’intorno e il cielo di sopra collaborano nel creare l’atmosfera giusta, quando si parla di evento sacri e cari ad una comunità cristiana. È ciò che è accaduto ieri sera, dalle ore 19 in poi. Ha avuto luogo, di fatti, a Capistrello, la rituale processione del Venerdì Santo, caratterizzata da luci soffuse, e un pathos collettivo eccezionale.

Tutta la popolazione ha partecipato all’evento previsto dal calendario liturgico. Una lunga processione, composita e eterogenea, ha sfilato fra le vecchie strade acciottolate del paese, ricordando a chi si fosse affacciato alla finestra in quel momento, che Capistrello era in lutto pel Cristo morto.

Bambini di tutte le età hanno partecipato, numerosi, alla sacra evocazione, vestendo i panni o dei dodici apostoli, al seguito del feretro di Gesù, o di angeli disseminati lungo le vie, con l’intento di ricordare tutti i passi umani che hanno condotto alla morte il Salvatore eterno.

«Un evento importante che riesce ad attirare tutto il paese – così ha commentato un abitante del luogo, Fabrizio Gargano – la popolazione negli eventi sacri appare sempre più unita, grazie soprattutto alla fede. Anche se il paese dovrebbe essere unito sempre e non solo in occasioni da calendario», ha aggiunto. Toccanti anche le parole del prete di Capistrello, che ha preso in prestito, durante la fatidica rievocazione della Via Crucis, l’esempio di Macedonio, il quale fu nominato arcivescovo di Aquileia verso il 539. Fu in dissenso con le decisioni del concilio Costantinipolitano II. Egli venne accusato di eresia nel primo concilio, in quanto rinnegatore della divinità dello Spirito Santo. Nel primo concilio di Costantinopoli, di fatti, si riaffermarono fortemente le decisioni del primo concilio ecumenico, quello di Nicea del 325, ossia che lo Spirito Santo è consustanziale e coeterno con il Padre e il Figlio, con cui forma la Trinità; riconobbero al vescovo di Costantinopoli , inoltre, il posto d’onore dopo quello di Roma.

«Un cristiano, se è tale, lo è anche nella vita privata e non solo in quei giorni decisi dalla tradizione cattolica. Se si è cristiani, lo si è in ogni aspetto di sé, nel modo di rapportarsi alla realtà che corre, e nel modo di guardare al mondo che sempre muterà. Bisogna rinverdire la propria fede e il proprio amore per il Signore, attraverso la quotidianità, che deve essere vissuta cristianamente, con un cuore puro e colmo di speranza per il domani», queste le parole di Don Antonio.

Speranza: ultimamente la parola più abusata, e forse mai davvero riflettuta sino in fondo. «Non lasciatevi rubare la speranza» – ha affermato Papa Francesco nella sua omelia. La Speranza è umana perché dettata dal dubbio, ma è anche divina poiché è comunque un atto di fede estrema.