L’Aquila e il Cristo morto: storia e devozione

Il Miserere continua ad echeggiare nelle strade transennate del cuore dell’Aquila. Come ogni anno, la città si è fermata per assistere al passaggio della processione del Venerdì Santo, “una tra le più belle e suggestive d’Italia”, come recita il manifesto.
Non si hanno notizie certe sull’anno in cui questo corteo sacro prese vita nella città abruzzese; siamo però sicuri che nel 1505 la processione esistesse già, infatti: «Gli Ufficiali della Confraternita (di S. Leonardo) a 8 settembre 1505 fecero lavorare un tumulo in cui erano sette figure, cioè Cristo morto e nudo col lenzuolo, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, che lo sostenevano uno dal Capo e l’altro dai Piedi, la Vergine Santissima, S. Giovanni, Maddalena e l’altra Maria, per convenuto prezzo di docati sessanta». (Istrumento r.n. Ippolito Balneo 8 settembre 1505).
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E «vi è memoria, che questo era il Mistero che portavasi nella Processione del Venerdì Santo» (Emidio Mariani – Memorie Istoriche della Città dell’Aquila). Il rito durò fino al 1768, quando per ordine del Re fu abolito per motivi di ordine pubblico. Solo nel 1950, grazie all’interessamento dei Frati Minori del Convento di San Bernardino, si è recuperato e modernizzato l’antico corteo del Venerdì Santo che ad oggi attira cittadini e turisti per le sue particolarità.
A differenza di altre città d’Italia in cui la processione del Cristo Morto è un evento altrettanto secolare, le statue che sfilano nel corteo aquilano sono di recente realizzazione. Dopo i due secoli di interruzione del rito, infatti, i frati di San Bernardino, non avendo simulacri da portare in processione, decisero di affidarne l’esecuzione ad artisti moderni, anche di fama nazionale come Remo Brindisi, che ha realizzato insieme al padre, Fedele Brindisi, molte tra le opere che compongono il corteo.
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In una piovosa serata di fine marzo, i vicoli dell’Aquila si sono riempiti di gente che, silenziosamente, ha assistito alla solenne processione del Venerdì Santo; ad illuminare la città ferita ci sono le fiaccole e ad animarla il Miserere di Selecchy. L’insieme crea un’atmosfera d’altri tempi alla quale molti aquilani non vogliono rinunciare.(g.b.)