
L’appuntamento è per il 5 aprile, alle ore 19 ad Onna (Casa Onna), uno dei luoghi simbolo della catastrofe. I Cameristi dell’ensemble (Federico Cardilli violino, Margherita Di Giovanni viola, Giulio Ferretti violoncello, Giovanni Cardilli pianoforte), eseguiranno pagine di Mozart, Mahler e Schumann e le note si intrecceranno con poesie tratte dal volume “I poeti italiani per l’Abruzzo e L’Aquila: parole per ricostruire”, affidate alla voce di Manuele Morgese.
Il concerto si apre con il Quartetto il sol minore. Il brano costituisce la prima delle due opere che Mozart concepì su commissione dell’editore Hoffmeister per questa particolare formazione e risale al 1785. Il compositore aveva, all’epoca, ventinove anni e viveva a Vienna. Il Quartetto è denso di chiaroscuri e appannato da una velata malinconia, anche se il Terzo tempo, un Rondò: Allegro moderato, esorcizza le ombre con uno spirito leggero di gaia amabilità. Quel che colpisce, in questo capolavoro di fine settecento, è ormai l’assoluto distacco da una concezione della musica intesa come passatempo, fatta soprattutto per piacere agli altri. A seguire il Quartetsatz di Gustav Mahler, una delle rare testimonianze della sua produzione giovanile e unico suo lavoro cameristico. Il clima melanconico e struggente ricorda in qualche modo il grande trio di Ciaikovsky e ne condivide certi tratti angosciosi e armonicamente contorti che sfoceranno di lì a pochi anni nelle atmosfere cupe dei lavori espressionistici di Arnold Schonberg. Il concerto si chiude sulle note di Robert Schumann, con il Quartetto in mi bemolle maggiore op. 47.
Scritto nell’arco di un mese, tra la fine di ottobre e la fine di novembre 1842, il Quartetto rivela una scrittura sottilmente viva, venata di struggente malinconia che riveste le idee musicali di un’emozione intima e accorata.
Le suggestioni letterarie derivanti dalla lettura di Jean Paul e di Hoffmann, l’esperienza liederistica e pianistica, la sensiblérie romantica per la quale forma ed espressione si compenetrano in perfetta unità, trovano in questo Quartetto un vero e proprio manifesto, uno dei più alti momenti della creatività schumanniana. Esso fu dedicato al conte russo Mathieu Wielhorsky, eseguito in pubblico l’8 dicembre 1844 da Clara Schumann, Ferdinand David, Niels W. Gade e C. Wittmann in una matinée alla Gewandhau di Lipsia.
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