L’Aquila, città dell’anima

3 aprile 2013 | 09:38
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L’Aquila, città dell’anima

di Valter Marcone

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Solitudini di giorni[/i]

Ho seguito l’erba sulla strada

fin dentro gli androni

ed era come seguire un filo

d’arianna della vita

di tutta quella gente

che non calpesta più queste strade

e non abita più quegli androni.

Le gugliate del mio respiro

smorzato dall’odore di polvere

intrecciano una tela di destini

che non possono fondersi in uno

perché sono lunghe queste vite

e spaziano nella speranza di un’altra.

La speranza mentre sono qui

è che la vita perduri nella vita

per non lasciare il governo della casa

anche quando non si è presenti

e perdere l’amore che a fatica

abbiamo dato e abbiamo ricevuto.

Solitudini di giorni

appaiono così un’inezia

quando rammento il dolore

che è troppo mio compagno

anche perché non so dire

se questo dolore

è terra di riporto o terra vera

quella dove cresce l’erba

e scorre l’acqua, quella

che t’accoglie quando nasci

e ti consola quando muori.

E’ terra, terra della mia città.

-Prega – dice – per la città perduta –

dal futuro con l’anima nascosta

dal passato come lume di torcia tascabile.

Tu che hai visto cadere mura

hai sempre detto che non c’è

morte senza che non vi sia nascita

e per questo pregherò.

Il meriggio di marzo è un’ora

che non passa eppure eppure

guardarsi attorno in questa città

è come spingere una barca in mare

in un viaggio attorno al mondo.

Ho sognato da sveglio le lusinghe

del viaggio ed è per il momento

un viaggio nell’anima.

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