L’Aquila e la giustizia per ricostruire

3 aprile 2013 | 20:35
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L’Aquila e la giustizia per ricostruire

I giudici dell’Aquila corrono più veloci della ricostruzione. Sono molti ormai i filoni arrivati al traguardo del processo di primo grado nell’ambito della maxi inchiesta sui crolli della procura della Repubblica, avviata dallo scomparso procuratore Alfredo Rossini, oggi sostituito da Fausto Cardella, che all’inizio contava oltre 200 procedimenti.

La madre di tutte le sentenze è quella sulla commissione Grandi rischi, organo scientifico consultivo di palazzo Chigi che si riunì all’Aquila il 31 marzo 2009, a 5 giorni dalla scossa distruttiva, per il giudice Marco Billi «ignorando il rischio sismico e rassicurando gli aquilani».

I sette imputati, tra cui sismologi ed esperti della Protezione civile, sono stati condannati a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose in quello che molti giornali d’Europa hanno definito «processo alla scienza per non aver previsto il sisma»; una tesi smentita e corretta dal giudice nelle sue 1.000 pagine di motivazioni.

Un altro processo cardine è stato quello per il crollo della Casa dello studente in via XX settembre, uno dei simboli del terremoto, dove morirono otto giovani. In questo caso, tre tecnici sono condannati a 4 anni, uno a 2 anni e mezzo con 4 tecnici e amministrativi assolti, oltre a due non luogo a procedere. In questo processo ci sono voluti oltre due anni e mezzo, perché il dibattimento ha subito stop e ricorsi e ha rischiato anche di essere cancellato.

Altro filone andato a sentenza è quello del crollo del Convitto nazionale, dove sono morti tre minorenni: la condanna a 4 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo per il direttore del Convitto nazionale, e un’assoluzione, è stato l’epilogo.

Ci sono poi i singoli filoni per il crollo di palazzine dove sono rimasti uccisi tanti aquilani, che offrono storie terribili. Nel crollo della palazzina in via generale Francesco Rossi, il condannato Diego De Angelis, colpevole di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose gravi, ha perso la figlia Jenny, morta assieme ad altre 16 persone. In via Sturzo, 27 vittime, una condanna del progettista 90 enne dell’edificio crollato, il noto chirurgo Vincenzo Vittorini, diventato dopo consigliere comunale, ha perso la moglie e la figlia.