
di Antonella Calcagni
Che il 6 aprile diventi una giornata di lutto cittadino.
Raffigura palloncini e una candela accesa la pagina di face book dedicata al dibattito, partecipatissimo, su questo tema. Gli aquilani insomma chiedono che il 6 aprile venga istituzionalizzata come giornata di vero lutto sancita da una legge nazionale e non da una ordinanza estemporanea che di fatto ha stabilito per ieri un “mezzo” lutto.
La istituzionalizzazione del dolore potrebbe essere concertata anche con la prefettura in maniera che possa essere attuata non solo all’Aquila, ma anche in altri comuni del cratere.
Scuole aperte di ogni ordine e grado negozi chiusi solo per due ore. Cantieri chiusi, invece, anche se di sabato la maggior parte degli operai torna naturalmente a casa in base all’ordinanza del sindaco.
«Mi chiedo chi parteciperà a tutti gli eventi civili previsti per questa infausta giornata – scrive un utente di face book – visto che le scuole sono aperte e anche gli uffici e i negozi. Soltanto i pensionati e i disoccupati?».
Questo è il punto della situazione. I negozi ieri sono rimasti chiusi soltanto per due ore come stabilito nell’ordinanza del sindaco Massimo Cialente, dalle ore 9.30 alle 11.30. I commercianti sono stati molto diligenti, la “serrata” per due ore nel corso stretto è stata totale.
Lo conferma Giuseppe Colaneri de la Luna: «Questa mattina era impossibile fare colazione, i bar erano tutti chiusi in centro». Hanno alzato le saracinesche verso mezzogiorno, Tezenis, l’oreficeria Cavallo e gli altri esercizi commerciali.
Sono state le associazioni di categoria a inviare sms agli iscritti per ricordare loro della chiusura parziale. «I commercianti hanno risposto massicciamente chiudendo le serrande – –ha spiegato il vice presidente di Confcommercio, Alberto Capretti –-. Siamo sicuramente pronti ad istituzionalizzare questa giornata con una chiusura totale, ma siamo consapevoli che il percorso è abbastanza complesso. Noi ci siamo. Aspettiamo che l’input giunga dal sindaco Massimo Cialente».
Anche le scuole, fatta eccezione per il Cotugno, erano regolarmente aperte. «Abbiamo pensato che chiuderle con una ordinanza -– spiega l’assessore Marco Fanfani –- avrebbe avuto il sapore di una festa per i ragazzi. Invece con la direzione scolastica regionale e provinciale abbiamo deciso di dedicare questa giornata alla riflessione in classe. In tutte le scuole gli insegnanti hanno infatti dedicato una parte delle giornata al ricordo del sisma».
«Le maestre ci hanno spiegato cosa è successo 4 anni fa – spiega Lorenzo di 7 anni all’uscita dal Musp della elementare De Amicis –- quando 309 persone sono morte dopo il terremoto. Allora abbiamo fatto delle preghierine per ricordare tutte queste persone».
Il ricordo del terremoto di Lorenzo è molto sfocato, era molto piccolo quando l’orco bussò alla sua porta. Ricorda solo palazzi puntellati e macerie. Non sa cosa sia una piazza o una passeggiata lungo il corso. Per i ragazzi più grandi il ricordo ha il sapore del dolore. Quando parli di terremoto la loro faccia si fa subito seria.