
Un’interrogazione urgente è stata presentata dal consigliere regionale Cesare D’Alessandro al presidente Chiodi, nella sua veste di Commissario per la Sanità, al fine di chiarire i metodi di calcolo per la determinazione del tetto di spesa farmaceutica assegnato ai medici di famiglia.
«Recenti disposizioni legislative nazionali – dichiara il consigliere regionale – hanno introdotto la facoltà per il cittadino di scegliere tra un farmaco generico e un farmaco cosiddetto [i]brand[/i] (sottoposto a brevetto e più costoso) pagando di tasca propria la differenza di prezzo.
Per tenere sotto controllo la spesa indotta dalle prescrizioni farmaceutiche, a ogni medico di famiglia viene assegnato un budget; se viene superato, il medico subisce una decurtazione dello stipendio. Fin qui nulla da eccepire, sennonché la Regione considera anche la quota pagata in proprio dai cittadini (quindi, non a carico del Servizio Sanitario Nazionale) come spesa da calcolare nell’ambito del budget assegnato a ciascun medico».
«Praticamente – prosegue Cesare D’Alessandro – i medici di famiglia percepiscono il loro stipendio in relazione alla libera scelta dei loro assistititi, a seconda se questi scelgono un farmaco generico o, invece, si orientano su un medicinale [i]brand[/i]. Non avendo alcuna diretta responsabilità rispetto alle scelte liberamente operate dai propri assistiti, è ingiusto ed inopportuno caricarne le conseguenze, anche economiche, sui medici di famiglia. In un Paese come il nostro, dove la responsabilità è per molti un [i]optional[/i], ci sembra inverosimile che i medici debbano pagare anche per ciò che non gli compete».