Devi dire che ci sono giorni

10 aprile 2013 | 06:35
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Devi dire che ci sono giorni

‘[i]Dentro il silenzio[/i]’, una breve silloge sui ragazzi del carcere minorile dell’Aquila e ‘[i]Sei aprile duemilanove tre e trentadue[/i]’ poesie sulla città terremotata, sono stati due appuntamenti del percorso di questo blog.

Nei mesi passati sono state pubblicate, con appuntamenti settimanali, poesie su temi legati alla quotidianità e alla riflessione. Sulle esperienze, appunto, di tutti i giorni: l’amore per una donna, l’amore per sé, per gli altri, il mondo e la natura; oltre ad un incontro con la luna, visione emblematica del mondo, quello lontano ed astrale, quello minuscolo e personale della luna nella propria stanza.

Riprende quindi un percorso per raccontare quello che ci circonda, se stessi e gli altri, con una poesia quasi manifesto. Riprende dunque un percorso non privo di appuntamenti, come lo sono stati i due già ricordati, su temi come per esempio “[i]Elegie dell’acqua, dell’aria, del cielo e della terra[/i]” o sui luoghi e micro luoghi come la montagna e l’anima.

Devi dire che ci sono giorni

Quando poi ti accorgi che il silenzio

sopra un foglio bianco

è un assedio di frasi che ballano

a somiglianza di un riflesso,

è tardi per dire che un bicchiere

è un bicchiere, una sedia una sedia,

una penna una penna. Un sorriso

un sorriso.

Devi dire che ci sono giorni che ritornano

notti uguali, due baci somiglianti,

due sguardi tali e quali.

Perché invece non c’è giorno che ritorni,

non due notti uguali uguali,

né due baci somiglianti,

né due sguardi tali e quali.

Così avviene che smette di piovere,

ti cucini un piatto di pasta,

e dormi qualche ora nel pomeriggio.

Avviene così, semplicemente

che andando in giro per la città

ti ritorna in mente quel silenzio

e una via dopo l’altra

ma senza ritorno,

errori, dolori, speranze, propositi

e nuove speranze riempiono quel silenzio

e non hai più bisogno di frasi

perché tutto diventa

stupore su stupore

amore su amore

sogno su sogno,

in poche parole, un silenzio

che ha lasciato qualcosa per dopo.

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