
Nei muscoli dello squalo elefante, il pesce più grande del Mediterraneo, sono state trovate tracce di plastica. Emerge dallo studio Operazione squalo elefante (Ose) presentato a Berlino durante la Conferenza sui rifiuti marini organizzata dalla Commissione Europea insieme al ministero tedesco dell’Ambiente.
La ricerca – condotta dall’associazione MedSharks e dal Settore conservazione natura di Cts con il sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e a cui ha collaborato l’università di Siena – ha scoperto «la presenza di tracce di ftalati, che non si trovano in natura ma sono additivi aggiunti alla plastica per renderla malleabile, nei muscoli dello squalo elefante», spiega all’Ansa la coordinatrice del progetto, Eleonora de Sabata. «Ciò significa – aggiunge – che gli squali elefante, gli unici squali insieme a quelli balena a nutrirsi di plancton, hanno mangiato la plastica che galleggia in mare e l’hanno anche assimilata».
Le conseguenze dell’assimilazione della plastica non sono al momento note, afferma de Sabata, «ma sappiamo che gli ftalati hanno la potenzialità di modificare il sistema endocrino, quindi la produzione degli ormoni».
«E’ la prima volta al mondo che questi composti vengono scoperti nelle carni di animali così grandi», prosegue la coordinatrice dello studio, mentre invece sono stati già individuati in pesci più piccoli, «ad esempio sgombri, sardine e gamberi».
Per sapere se l’assimilazione della plastica si è verificata in altre specie di squalo, che si nutrono di pesci e altri animali marini, «serviranno altre ricerche».
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