Le voglie: storie e spiegazioni

17 aprile 2013 | 11:43
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Le voglie: storie e spiegazioni

di Gioia Chiostri

Mamme di tutto il mondo, udite: oggi si analizzano le voglie; questo strano caso della natura, che porta con sé l’antico pensiero che ogni voglia rappresenti un desiderio gastronomico non soddisfatto. Le voglie sono note alla maggior parte delle donne che hanno vissuto una o più gravidanze; hanno questo nome quegli improvvisi, irresistibili e urgenti bisogni di qualche cibo peculiare, capaci di rendere irritabili e capricciose le Lei in dolce attesa, almeno fino alla soddisfazione degli stessi. Cosa c’è di vero?

A dar retta alle nostre nonne, da sempre considerate come una sorta di sacerdotesse, se questi desideri non vengono soddisfatti in fretta e la futura mamma rimane, appunto, con la voglia di qualcosa, il bambino nascerà con quella voglia trasfigurata a mo’ di macchia sulla pelle. Macchia che per forma e colore ricorderà il cibo un tempo desiderato e non avuto. Si avranno così macchie biancastre se la voglia sarà stata di latte o piccole escrescenze scure se la preferenza era, magari, per le more. Eppure la scienza, su tutto ciò, ha messo una bella X rosso fuoco: i medici smentiscono; non c’è alcun collegamento tra le macchie cutanee del bambino e i gusti alimentari della mamma. Le fatidiche macchie sono solo angiomi, ovvero anomalie vascolari che possono essere presenti alla nascita o comparire anche poco dopo, e che hanno caratteristiche differenti. Gli angiomi possono essere piatti o in rilievo e presentarsi di colore rosso più o meno intenso. Molto spesso, però, l’angioma rappresenta un vero problema più per mamma e papà che per il bambino molto piccolo; questo vale soprattutto quando è molto esteso e localizzato sul volto. Altrettanto spesso può trattarsi di un problema puramente estetico per cui, come abbiamo visto, esiste più di una soluzione tempestiva. Se il bimbo, quindi, presenta un angioma, la prima cosa da fare è rivolgersi ad un pediatra di fiducia.

Eppure le voglie esistono, si percepiscono e sembra davvero che siano connesse ai desideri delle future mamme. Anche la psicologia ha tentato di spiegare il caso delle macchie cutanee, con una teoria ad hoc, che vede nelle voglie il connaturato bisogno della gestante di coccole e rassicurazioni.

La medicina, invece, collega l’apparizione delle voglie, alla conseguenza della tempesta di ormoni che colpisce la donna, soprattutto nei primi mesi di gravidanza e alla quale il corpo reagisce con tutta quella serie di fenomeni, o di disturbi, tra i quali nausee, problemi allo stomaco, scarso o abbondante appetito. E che dire del cosiddetto ‘stato gastronomico sognante’? Cioè del cambiamento disordinato dei desideri alimentari, che fa sì che i cibi che prima si amavano, vengano poi rifiutati con disgusto. Le credenze più risalenti nel tempo, vogliono che quando una donna incinta abbia una voglia che non può purtroppo soddisfare, debba toccarsi il fondoschiena, cosicché la macchia, al bambino, compaia in una zona poco visibile. Si consiglia, al di là delle varie teorie giuste o sbagliate, nei limiti del possibile, e con un occhio alla bilancia, di soddisfare sempre questi desideri, poiché è poco salutare farsi colpire dal nervosismo quando si è in dolce attesa.

La macchia sulla pelle compare, secondo la credenza più diffusa, sulla parte del copro che la donna avrebbe toccato, mentre provava quello specifico desiderio di gola, e il colore della voglia indica, sempre secondo la tradizione, l’alimento che la donna avrebbe voluto, allora, mangiare. Esiste una vera e propria tassonomia delle voglie e il bello è che in essa vi rientrano cibi che prima non esistevano affatto, o che sono circoscritti a precise aree geografiche. In Umbria, ad esempio, esiste la voglia di porchetta; classica in tutta Italia la voglia di caffellatte, oltre alle già note voglie di fragola e di caffè. Quando il bimbo nasce con una voglia, la donna viene incolpata d’aver desiderato un particolare cibo, di non averlo richiesto, o di essersi toccata. La voglia però non rappresenta tanto il desiderio di quel cibo quanto il cibo stesso.

Nella società contadina quando una donna era in dolce attesa e non si sapeva se sarebbe nato un bambino solo o due gemelli, si offriva sempre il doppio degli alimenti alla futura mamma in questione. Aneddoto curioso: questa paura (infondata) di non riuscire a nutrire un’eventuale coppia di bambini, veniva, nella realtà, alimentata da storie tramandate nel tempo, come ad esempio quella di due gemelli nati con un’unica lingua, poiché alla madre era stato dato un nutrimento bastante per una sola creatura.

Fondo di verità o no, queste credenze hanno sempre accompagnato le lunghe gestazioni delle donne. Mesi di dolori, di nausea, di mal di testa e di stanchezza sintomatica. Le voglie, però, risultano essere anche un buon modo per tenere a bada i mariti, e renderli per qualche tempo ‘i casalinghi della situazione’. Donne di tutto il mondo, udite: la voglia, a volte, è semplicemente uno status mentale. Avete desiderio di cibo e sono le ore tre della notte? No problem! Il vostro aitante maritino ignaro della storia degli angiomi saprà sicuramente come soddisfarvi.