
«Sono in corsa e me la gioco fino in fondo». Questo il messaggio di Franco Marini agli amici abruzzesi più stetti politici e non che continuamente sente al telefono da quando è diventato un serio papabile per il Quirinale.
Alcuni lo hanno sentito anche stamani e l’ex presidente del Senato è apparso tranquillo, sereno e molto battagliero «nel portare a compimento il percorso». «Sto lavorando e spero di far convergere anche i voti di Sel», ha detto.
Oggi per Franco Marini, aquilano di San Pio delle Camere, è il giorno della verità. La scelta di ieri frutto di un’intesa fra Pd e Pdl spacca il partito guidato da Pierluigi Bersani. «E’ una battaglia dura e spero si possa fare bene – ha sottolineato Marini – L’augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi».
Dopo il voto dell’assemblea dei gruppi del Pd (222 sì, 90 no e una ventina di astensioni) sono sul filo del rasoio i numeri per Franco Marini nelle prime votazioni per la Presidenza della Repubblica: i voti necessari per passare alle prime tornate con la maggioranza dei due terzi, infatti, sono 672. L’ex presidente del Senato – che sulla carta può contare almeno su 698 voti, dopo le defezioni annunciate in serata da parte di Sel, renziani del Pd, parlamentari Democrat di aree diverse e un drappello di esponenti di Scelta Civica che hanno esplicitamente ‘bocciato’ la sua candidatura – rischia dunque di giocarsela su una manciata di voti.
Se l’intesa Bersani-Berlusconi sul nome dell’ex leader della Cisl tenesse, Marini potrebbe contare da subito, al netto degli altri gruppi, sui 400 voti del Pd, i 188 del Pdl, i 68 di Scelta Civica e i 42 di Sel, per un totale, appunto, di 698 voti. Ma il fuoco di fila delle stroncature – a partire dai circa 50 deputati e senatori renziani, alle forti perplessità di Sel fino ai parlamentari del Pd che hanno preso pubblicamente le distanze dalla candidatura Marini – porterebbe la soglia dei voti reali ben al di sotto della cifra necessaria per essere eletti ai primi tre scrutini.
Tra i democratici hanno già espresso il loro ‘no’ alla candiatura di Marini esponenti come Matteo Orfini, Sandra Zampa, Marianna Madia, Filippo Civati. No anche da i montiani Andrea Romano, Edoardo Nesi e Ilaria Borletti Buitoni.
I COMMENTI DEI PARLAMENTARI ABRUZZESI
CHIAVAROLI (PDL), MARINI ORGOGLIO ABRUZZO – «L’ho incrociato ieri sera più volte in giro per il centro di Roma, da solo, assorto e pensieroso, ma non l’ho fermato per rispetto: ma Franco Marini per noi abruzzesi sarebbe un nome eccellente, che dimostrerebbe che la nostra regione può esprimere classe dirigente al massimo livello». Così spiega il senatore del Pdl Federica Chiavaroli, pescarese e neo eletta a palazzo Madama. La Chiavaroli rivela però che «si percepisce una incertezza sul voto, anche se noi Pdl siamo compatti e sereni».
CASTALDI(M5S): MARINI NON GRADITO DAGLI ABRUZZESI – «Chiedo ai deputati e senatori abruzzesi del Pd e Sel di fare un gesto di coerenza: non votate chi non è stato votato dagli abruzzesi». E’ l’appello rivolto dal senatore abruzzese del Movimento Cinque Stelle, Gianluca Castaldi, a proposito dell’elezione del Capo dello Stato.
«Se Marini è l’epocale sorpresa che Bersani ha inteso riservare agli italiani – ha aggiunto – dico che se la poteva risparmiare. Solo una politica pessima poteva regalarci una sorpresa altrettanto pessima. Un doppio ‘miracolo’ quello realizzato da Bersani: resuscitare un cadavere politico e uccidere la speranza di un cambiamento. IL Pd con il Pdl si arrogano il diritto di reinterpretare il voto degli italiani e le istanze di cambiamento».
«Il senatore Marini, non ‘gradito’ dagli abruzzesi che non lo hanno eletto nel famoso collegio ‘sicuro’, ora sarebbe quello, come un autorevole esponente del Pd ha detto (Fassina), in grado di ‘ricostruire una connessione sentimentale con il paese’? Il candidato del M5S, Stefano Rodotà, come hanno riconosciuto e dichiarato intellettuali di area Pd è un candidato che ‘ha come bussola costante la Costituzione italiana e la Carta dei diritti europei, ha sempre avversato i compromessi con la corruzione, è uno dei più strenui difensori della libertà dell’informazione, compresa la libertà conquistata ed esercitata in rete’».