
di Marcello Spimpolo
Cari lettori,
oggi avreste dovuto leggere su questa pagina il mio commento sulla partita Rovigo-L’Aquila Rugby 1936 giocata sabato scorso.
E visto il pesante risultato (67 a 3 per i rodigini), in linea peraltro col disastroso campionato dei neroverdi, avrei dovuto scrivere di come, per l’ennesima volta, non si sia stati all’altezza della situazione, di come questa rosa, questi tecnici, questi dirigenti non siano stati all’altezza della situazione e, ancor di più, della Storia e del blasone dell’Aquila Rugby.
E avrei probabilmente avuto come risposta, non diretta per carità, visto che la franchezza ed il parlarti “in faccia” non è la cifra stilistica di alcuni di questi signori, che la colpa è degli infortuni, dell’espulsione di Vaggi, del tempo e “naturalmente” della stampa.
Neanche di tutta, mi dispiace dirlo, solo di quella che ha provato a raccontarvi questa tribolata stagione dei neroverdi.
Ed allora ho riflettuto un attimo ed ho deciso.
Ho deciso di iscrivermi al club degli indifferenti. Degli indifferenti rispetto alle sorti dell’Aquila Rugby.
Si, perchè all’Aquila questo club esiste ed è anche il più frequentato e numeroso.
Ed è costituito da quegli “uomini di rugby”, come li definì Roberto Grillo in un suo post su Facebook di qualche tempo fa, che nonostante tutto quello che è successo in questo anno non hanno fatto sentire la loro voce per dire basta.
Come definire altrimenti quegli “uomini di rugby” che, di fronte ai proclami estivi del Presidente Marinelli puntualmente disattesi dalla realtà, hanno taciuto?
Come definire altrimenti quegli “uomini di rugby” che hanno taciuto quando si è saputo che durante le campagne acquisti estiva ed invernale, decine di giocatori hanno risposto “No,grazie” alla possibilità di venire a giocare all’Aquila?
Come definire altrimenti quegli “uomini di rugby” che, di fronte a reiterate dimissioni di tecnici e dirigenti, poi puntualmente ritirate, hanno taciuto?
Come definire altrimenti quegli “uomini di rugby” che, quando si è prospettata la possibilità di un rinnovamento della Società col progetto Mascioletti-Iannini-Frattale,Old non si sono schierati o lo hanno fatto il maniera molto tiepida.
E che quando questo progetto è stato bocciato, facendo però finta di accettarlo, non si sono fatti sentire?
Come definire altrimenti quegli “uomini di rugby” che di fronte allo scaricabarile di responsabilità fra dirigenti e tecnici su chi abbia costruito la squadra questa estate hanno taciuto?
E potrei citare molte altre situazioni in cui gli “uomini di rugby” hanno preferito tacere o al massimo hanno telefonato al povero cronista per segnalargli le cose che non andavano ma mai mettendoci la “faccia” in prima persona quando si doveva uscire allo scoperto.
Infine, come definire i nostri politici, che magari “uomini di rugby” non si sono mai definiti, ma che si riempiono la bocca dell’aquilanità, del valore dell’Aquila Rugby come strumento sociale e di orgoglio cittadino, ma che poi ne lasciano la gestione a chi ci ha portato a due giornate dalla fine ad avere due miseri punti di vantaggio sull’ultima in classifica alla quale dobbiamo rendere visita all’ultima di campionato. . .
Ecco, allora a questo punto del campionato io mi fermo.
Mi fermo di fronte all’indifferenza della città, di fronte al muro di gomma della Società, di fronte, purtroppo, alla reale possibilità di retrocessione.
Tutto quello che c’era da dire è stato detto, le responsabilità sono chiare e sotto gli occhi di tutti.
Chi non ha capito è perché non vuole capire o perché ha interesse a far finta di non capire.
Ci aspettano due finali da vincere assolutamente per salvare L’Aquila Rugby. Mi fermo anche per non dare, nel mio piccolo, alibi a nessuno.
A bocce ferme ne riparleremo, sperando a quel punto di essere ancora in Eccellenza.
Siamo nelle mani di 15 ragazzi che spero dimostreranno in queste due partite di essere degli Uomini.
A differenza di tanti che li circondano.
Forza Quatrà!