
Slitta al prossimo 12 novembre la
sentenza del processo per il crollo dell’ospedale San Salvatore
dell’Aquila nella notte del 6 aprile 2009.
Nel crollo non ci furono vittime ma numerosi furono i disagi
per i malati ricoverati. Molti furono sistemati all’esterno
delle tante palazzine dell’ospedale, alcune delle quali rimaste
gravemente lesionate e ancora da ricostruire dopo quattro anni.
I quattro imputati sono Gaspare Squadrilli, ingegnere
strutturista e redattore dei calcoli negli anni Settanta,
nonché direttore dei lavori della struttura; Michele Tundo,
geometra e direttore del cantiere della struttura dal 1972 al
1974; Domenico Ciccocioppo, geometra e direttore del cantiere
negli anni 1973-1979; Luciano Rocco, componente della
commissione di collaudo nominata il 29 novembre 1979.
Per i primi tre il pm Picuti ha chiesto la condanna a un anno
e mezzo di reclusione, per Rocco, invece, l’assoluzione.
Un
quinto indagato, Giorgio Innamorati, presidente della
commissione di collaudo, era stato precedentemente prosciolto,
mentre il sesto, Marcello Vittorini, ingegnere progettista e
direttore dei lavori dell’opera negli anni Settanta, è
scomparso nel marzo 2011.
Oggi erano attese le conclusioni delle difese e la sentenza
del giudice Giuseppe Grieco che, però, ha optato per lo
slittamento a dopo la pausa estiva. La lunghezza di questo
termine conferma la fase di stallo delle udienze che affligge in
questo periodo il tribunale aquilano per l’organico ridotto.
Dal dibattimento sono emerse, per l’accusa, risultanze di
notevole gravità: «sul piano della resistenza al terremoto le
colonne sono state realizzate a occhio», ha detto infatti il pm
Fabio Picuti, bocciando l’opera pubblica realizzata a partire
dagli anni Settanta e conclusa solo vent’anni dopo, con una
spesa che nel frattempo ha raggiunto i 100 milioni di euro.