
Caro direttore,
oggi, dopo molti mesi, sono tornata in piazza Duomo con i miei nipotini, entusiasti all’idea che ci fosse una festa della cioccolata.
A parte il fatto che raggiungere la piazza passando tra i vicoli martoriati dalle facciate dei palazzi puntellati e irti di tubi, è la prima botta allo stomaco che ti fa sentire a disagio e con il magone, la vista della piazza poi non ti rallegra molto di più perchè richiama alla mente il brusio, il movimento, l’allegria dei colori e delle bancarelle di un tempo.
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Il tempo nuvoloso e grigio non aiuta.
Ma sù, via, c’è la cioccolata che ora ci tirerà su il morale…
Ed ecco delle belle bancarelle piene di ogni grazia di Dio in cioccolato: ferri di cavallo, tenaglie, pinze, chiodi ed ogni tipo di oggetto realizzate in cioccolata…
Ci hanno offerto assaggi, ma ho riflettuto su una cosa: erano tutte ditte provenienti dal Nord o dal Sud d’Italia, dell’Aquila non c’era nessuno, solo noi compratori.
Ma non abbiamo anche noi dei buoni laboratori che sanno fare come e meglio di altri?
Abbiamo comprato tutti qualcosa, ma ancora una volta abbiamo contribuito alla finanza di altri e non alla nostra.
Bocconi amari… sì, ma fondenti!
S.L.