
di Antonella Calcagni
Marco Fanfani questa mattina presenterà le sue dimissioni da assessore in Comune, per vivere il suo primo giorno da presidente della fondazione Carispaq. Un organismo che per troppo tempo è stato visto come una sorta di “bancomat” soprattutto nel post sisma, e che ora intende esplorare orizzonti nuovi.
Solo tra qualche settimana avrà le idee più chiare anche se alcune idee sembrano già chiare nella testa del presidente: la fondazione deve dare una mano all’economia della città sia attraverso il fondo di garanzia sia attraverso l’erogazione del micro credito alle famiglia che può essere fatto attraverso partecipazioni in società. E ancora. Stop ai fondi a pioggia, la fondazione erogherà risorse alle associazioni culturali in base a progetti specifici. Fanfani crede nell’effetto moltiplicatore dei fondi di garanzia pertanto ritene che metà delle risorse disponibili debbano essere indirizzate a questo settore.
«É necessario capire come si possa intervenire in maniera straordinaria sull’economia della provincia – spiega il presidente – La mortalità delle aziende è elevatissima; altro che crisi del ’29. Non si può far finta di niente. Bisogna che a fondazione, nei limiti statutari, sia anche percettore di risorse». Insomma la fondazione potrebbe essere in prima linea attraverso una società di scopo fungendo da attrattore di imprese, sostenendo il marketing territoriale oppure promuovendo le piccole e medie imprese. Insomma, «Perché non partecipare a bandi regionali o europei su formazione, fondi comunitari, fondi strutturali? C’è bisogno di un reperimento aggiuntivo di risorse a livello comunitario e regionale, non per fare utili ma per trasferirle anche alla comunità sociale, culturale e delle attività produttive».
Intanto, una delle prima operazioni “targata” Marco Fanfani sarà quella di riportare la sede in centro storico in uno dei due palazzi da ristrutturare di proprietà della fondazione, probabilmente all’interno del palazzo dei Combattenti. C’è da ristrutturare anche il secondo immobile di proprietà dell’ente: palazzo Alfieri Dragonetti in attesa di ristrutturazione. Fra gli auspici della nuova presidenza c’è quello di ritrovare unità di intenti fra le fondazioni. «Anche Marotta – ricorda Fanfani – ha lavorato in questa direzione soprattutto nell’ultima parte del suo mandato. É necessario, inoltre sviluppare un ragionamento con gli enti locali in primis con la Regione».
Delicatissima inoltre la questione della fusione fra Bper e Carispaq: fra qualche settimana la fondazione diventerà azionista della Bper (ex Carispaq); un cambio di pelle mal digerito dal vecchio Cda che aveva minacciato anche azioni legali. Fanfani tuttavia, è molto cauto, non vuole bruciarsi subito.
Un altro campo minato per il neo presidente è L’Aquila Capitale della Cultura. «La Fondazione scenderà in campo – spiega Fanfani – ma solo una volta capito se L’Aquila sarà in competizione oppure no. C’è da registrare purtroppo che fino a oggi la Regione ha disatteso gli impegni, tanto che al momento il fondo necessario per l’iscrizione non c’è».