Primo Maggio fra serpenti e serpari

1 maggio 2013 | 19:37
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Primo Maggio fra serpenti e serpari

di Gioia Chiostri

Il 1° Maggio, si sa, si è abituati a sentir parlare solo e solamente del concertone omonimo, che si tiene tutti gli anni a Piazza San Giovanni (Roma) e che sarebbe dedicato ai nostri non più stipendiati lavoratori. Eppure esiste un paese, dove il primo di maggio si festeggia in ben altro modo. Cocullo, in provincia dell’Aquila, celebra il suo patrono alle calende del mese appena iniziato con il rito dei serpari.

Nell’immaginario collettivo, interessante è andare a esaminare i differenti modi di vedere la tradizione particolare di questa briciola di città. Estella Canziani, viaggiatrice inglese vissuta nel primo Novecento, è capitata a Cocullo proprio nei giorni di festa del santo locale, San Domenico. Ha raccontato: “. . .il paese era pieno di gente che era venuta per la festa da tutti i paesi vicini. (. . .) La processione inizia dalla piazza di Santa Maria. Le donne di Cocullo, con il rosario, portano grosse candele dipinte e precedono la statua del redentore, portata da uomini. Sant’Antonio l’Eremita, la Madonna e San Rocco col suo cane sono tutti nella processione. Seguono paesani e pellegrini da molti paesi, che cantano in coro. Poi c’è la statua di San Domenico”.

L’articolo sulla celebrazione di Cocullo di W. H. Woodward, viaggiatore anch’egli inglese, risalente al 1909 narra: “San Domenico viene trasportato a spalla dai suoi portatori. Il baldacchino è innalzato; il clero, con il predicatore del giorno, prende posto dietro di esso (. . .). Alla porta ovest una banda attende il coro. San Domenico emerge alla luce ed è circondato dai serpari. Uno alla volta essi depongono sopra ed intorno alla statua le loro strane offerte (i serpenti) (. . .). La folla lo acclama con preghiere ed invocazioni. Nonostante l’apparente pericolo, le mani sono protese a toccare il santo mentre egli avanza con passo oscillante su per il ripido e mal lastricato vicolo. Procede in avanti tra due strette file di contadini accalcati contro i muri imbruniti, attraverso la minuscola piazzetta, seguendo un precario itinerario in mezzo a balle di stoffe ed un disordine di utensili e terraglie, fino a giungere allo spiazzo davanti a S.ta Maria. (. . .)”.

E arriviamo ad oggi, quando nonostante il caos di un mondo a pezzi, qualche tradizione punta i piedi a terra e resiste. Laura Perrotta, originaria di Scurcola Marsicana, commenta così la sua esperienza di questo primo Maggio a Cocullo: «E’ stato molto bello, questo sì. Però non si respirava molto aria religiosa, forse avrebbero dovuto organizzare la cerimonia un po’ meglio. All’inizio è stato snervante: sono stata praticamente ferma, in piedi, con i miei amici all’entrata del paese di Cocullo per un’ora intera. È stato impressionante e curioso vedere bambini di nemmeno dieci anni passarsi tra le mani tutti quei serpenti. Ovviamente erano serpenti cervoni, quindi non letali. I bambini ci hanno raccontato di come i rettili devono essere ‘catturati’ sin dal giorno di San Giuseppe. Valerio Marocchi, un mio amico di Roma ha scattato le foto, perché, nonostante l’organizzazione, la tradizione è fortemente sentita».

Perché Cocullo e non Roma, il giorno del primo di Maggio?

«Io al concerto del 1° Maggio è dal 2008 che vado. – ha risposto Laura – Quest’anno ho deciso, assieme a miei amici Pasquale, Martina e Alessandro, che studiano a Roma, di assistere a qualcosa di diverso e di particolare. Credo di aver raggiunto il mio obiettivo!». Il primo Maggio, quest’anno, avrebbe bisogno di un poco di ‘ritorno ai vecchi tempi’, quando il lavoratore lavorava per esercitare un diritto ed avere un posto solido nel mondo.