
di Antonella Calcagni
Era esile e anche un po’ bassino (168 centimetri) il papa del Gran Rifiuto il cui vero volto è stato finalmente riconsegnato ai fedeli e alla storia dopo un’attenta “[i]recognitio[/i]”.
Le sante reliquie sono state sottoposte ad analisi di tutti i tipi. Il risultato più importante è forse quello che “smonta” definitivamente la teoria sul presunto omicidio di Celestino: il foro nel cranio, secondo le analisi dell’anatomopatologo Luca Ventura è stato inferto molti anni dopo la morte del santo, quando l’osso era già “secco”. «É verosimile che sia stata inferta in occasione di operazioni di esumazione – ha spiegato il professore – Possiamo escludere che si sia trattato di lesione vitale».
Risolto un mistero se ne presenta subito un altro: l’assenza della mandibola dalla faccia. Si ipotizza che tale reliquia possa trovarsi in Francia.
Il professor Sergio Tiberti, componente della Commissione per la [i]Recognitio[/i], ha ricordato che l’intervento si è reso necessario dopo che la maschera di cera posta sul volto del santo e raffigurante le sembianze del cardinale Confalonieri era stata danneggiata dal calore lo scorso anno all’interno della basilica di Collemaggio.
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Gli esami hanno valutato una condizione buona delle spoglie. Solo grazie alle nuove tecnologie è stato possibile ricostruire la faccia dell’eremita: il laser scanner ha proiettato il cranio poi le moderne tecniche di ricostruzione facciale hanno consentito tutto il resto. In maniera tridimensionale sono stati disegnati i muscoli ed i bulbi oculari e le palpebre. Il tutto è stato immortalato in una maschera d’argento realizzata dall’orafo Marino Di Prospero, che conserverà la fisionomia del santo per sempre.
Anche gli abiti papali sono frutto di una minuziosa ricostruzione filologica, come ha spiegato il professor Sorcinelli. Casula e Stola di rosso vivo con motivi in rilievo. Rosse le chiroteche (i guanti pontificali), candida la mitra. Gli abiti sono impreziositi da accessori e gioielli realizzati e donati da Laura Caliendo (un valore aggiunto). Si parte da una croce in oro ispirata al XIII secolo tempestata da granati e perle. Non poteva mancare l’anello del pescatore e alcune spille del Pallio che ricordano i chiodi di Cristo.
Non a caso il vero volto di Celestino è stato restituito alla città in occasione dei 700 anni dalla sua canonizzazione avvenuta il 5 maggio del 1313 ad Avignone. Un evento su cui ha posto l’accento l’arcivescovo Giuseppe Molinari che ha chiesto a Celestino in preghiera di vegliare sulla ricostruzione della città dell’Aquila e di ricostruire subito la basilica.
Ricco il programma da oggi fino al 5 maggio come ricordato da Don Daniele Pinton: questa sera nella chiesa di San Giuseppe artigiano simposio sui 700 anni di canonizzazione; domani a Marruci, dalla basilica di Sant’Eutizio dove si trova l'[i]urba[/i], dalle 20 un corteo accompagnerà il corpo del Santo all’Aquila. Il 5 le spoglie di Celestino in corteo torneranno a Collemaggio alle 17.30