Il ministro Bray visita Onna

4 maggio 2013 | 18:43
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Il ministro Bray visita Onna

di Antonella Calcagni

Massimo Bray, abito scuro e borsa stracolma di carte, lasciata sbadatamente sull’erba per tutta la durata delle cerimonia di inaugurazione del cantiere della chiesa Madre dei cittadini di Onna, la chiesa di San Pietro Apostolo, o meglio sarebbe dire ciò che resta di essa. A finanziare il cantiere che durerà 550 giorni (lavori affidati alla cons coop Forlì e Tecstin di Reggio Emilia) è stato anche in questo caso il governo tedesco con gli auguri di Angela Merkel portati a Onna dal ministro alle infrastrutture Peter Ramsauer insieme ai 3 milioni di euro necessari.

Il governo tedesco ha mantenuto la promessa siglando con Onna un grande patto di riconciliazione (questa la parola usata dal ministro) dopo il terribili fatti del 1944. Facendo riferimento ai numerosi ostacoli burocratici incontrati ha aggiunto: «Avremo compiuto la nostra missione – solo quando la porta della chiesa sarà riaperta al culto». Ciò dovrebbe avvenire nel 2015, anche prima, spera l’architetto Corrado Marsili. Il crollo della chiesa in seguito al sisma ha svelato anche due sorprese: l’emergenza di un impianto preesistente a camera unica e non a tre navate come quella attuale, risalente al 1200 circa. Rinvenuta anche una crocifissione trecentesca. Si tratterà di un lavoro molto impegnativo visto che l’abside e il campanile sono quasi completamente crollati.

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La visita si è poi spostata qualche metro più in là, all’interno ell’ex asilo diventato la casa delle cultura dove hanno finalmente trovato una collocazione dignitosa i preziosi reperti della Necropoli Vestina di Bazzano, 1667 tombe rinvenute dal con corredi funebri davvero ricchi. La Casa della cultura, nuovo luogo della memoria, è stata realizzata grazie ai fondi tedeschi nell’ex asilo di Onna e sarà gestita da Onna Onlus. Una bella responsabilità per l’associazione nata in seguito al sisma di cui fanno parte Onnesi doc, per la preziosità dei reperti esposti e soprattutto perché dovranno gestire in proprio la struttura che verrà trasferita loro tra pochi giorni. Numerose le sale che ospitano i reperti di Bazzano compresi i frammenti del letto d’osso lavorato rinvenuto nelle sontuose tombe a camera.

«Immaginiamo di aprire il museo un paio di volte a settimana –- spiega il presidente Franco Papola -– facendo pagare un ticket dal prezzo simbolico che ci faccia almeno pagare le spese di luce e gas».

Da oggi dunque e fino a quando il comune non trasferirà la struttura a Onna Onlus il museo resterà chiuso. L’auspicio di tutti è che possa diventare davvero fruibile e non come le numerose strutture post sisma ancora chiuse dopo il taglio del nastro fatto in pompa magna.

Il ministro prima del taglio del nastro del cantiere ora formalmente aperto, non ha potuto fare a meno di scattare foto con il suo telefonino. «Sono molto colpito da queste rovine, sono immagini che segnano molto – ha esordito – È la mia seconda visita all’Aquila dopo quella del maggio successivo al sisma, che fu casuale», ha aggiunto.

La parola d’ordine nella due giorni aquilana per il ministro è guardare e ascoltare. «Verrà il tempo della parola», ha spiegato ai cronisti impazienti. «Sono convinto che lo sforzo non sarà facilissimo. La promessa è che mi impegnerò per quello che potrò. Credo che questo sia un momento in cui si debba ascoltare e cercare di capire le realtà».

Il sindaco Massimo Cialente non ha perso occasione per far capire che “aria tira all’Aquila” e in tutto il cratere. Soldi, solo soldi. Ci sono cantieri che aspettano di essere aperti. Anche il direttore per i Beni culturali Fabrizio Magani ha sottolineato la necessità di dare una continuità regolare alle risorse rassicurando sul fatto che i 500 milioni di euro promessi dall’ex ministro Ornaghi nel piano novennale sui monumenti stanno arrivando, «La scorsa settimana abbiamo avuto i primi cinque milioni».