
Stefania Pezzopane – «Rimuovere le cause della protesta e non minacciare nessuno, perché Massimo Cialente sta difendendo la sua città. Per questo sto facendo una interrogazione urgente a Letta ed Alfano», così la senatrice aquilana Stefania Pezzopane annuncia all’Ansa la sua iniziativa parlamentare in difesa del sindaco dell’Aquila nella sua protesta per la mancata assegnazione dei fondi per la ricostruzione.
«Faccio appello al Prefetto dell’Aquila, affinché intervenga, in prima persona, non per rimuovere il Sindaco, ma perché contribuisca a rimuovere, con la sua autorevolezza, le cause della protesta del Sindaco, cioè il blocco delle risorse e la mancanza di nuovi fondi per la ricostruzione dell’Aquila». Così ha poi proseguito Stefania Pezzopane, che esprime tutta la sua solidarietà al Sindaco Massimo Cialente. «Il decreto del Prefetto, con cui diffida il Sindaco Cialente a porre fine all’azione di protesta, è preoccupante».
Giovanni Legnini – «Domani mattina Massimo Cialente sarà a Roma per parlare con il premier Letta», lo fa sapere il sottosegretario con delega all’editoria Giovanni Legnini (Pd). «L’incontro – spiega l’unico rappresentante abruzzese nella compagine governativa – è stato organizzato per chiarire e risolvere la situazione».
Gianni Chiodi – «E’ un maestro Cialente nello spostare l’attenzione dai problemi veri». E’ il commento a caldo del presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, ex commissario per la ricostruzione, sullo scontro istituzionale in atto tra il comune dell’Aquila e il governo nazionale dopo che il Prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, ha inviato un decreto al primo cittadino Massimo Cialente, intimandogli di riprendere la fascia tricolore e ripristinare le bandiere nelle sedi comunali. «Prima o poi Cialente dovrà capire che per la ricostruzione dovrà organizzare la macchina comunale – ha continuato Chiodi – con un lavoro duro, con l’organizzazione e con la capacità. Cialente deve capire che la ricostruzione non è un gioco politico o la ricerca della vetrina. Prima o poi lo dovrà capire, speriamo che non sia troppo tardi per gli aquilani».
Giovanni Lolli – «L’atto compiuto dalla prefettura mi lascia costernato. Minacciare il sindaco dell’Aquila di rimozione, procedura che si applica ai sindaci e ai Comuni collusi con la mafia, è semplicemente inaudito. Mi auguro che il provvedimento venga ritirato. Ci si concentri piuttosto sulle cause del gesto del sindaco, e si lavori per fare in modo che per all’Aquila sia garantito il flusso costante di risorse indispensabile per la sua ricostruzione».
Fabrizio D’Alessandro, Pierpaolo Pietrucci, Stefano Palumbo – «Siamo solidali e vicini al sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, raggiunto da
un decreto prefettizio con il quale lo si diffida dal persistere nelle
iniziative di protesta messe in atto in questi giorni e con cui si minaccia la
sua rimozione qualora non dia seguito alle prescrizioni contenute nel decreto
stesso.
Riteniamo che la battaglia di Cialente appartenga all’intera città e a tutto
il cratere e che sia espressione del disagio e della disperazione di una
cittadinanza e di una comunità che, a quattro anni dal sisma, sono stufe di
promesse non mantenute e mortificate dal silenzio delle massime istituzioni
rispetto al grido di dolore che si solleva dal territorio.
Cialente non è solo in questo momento. Ha la vicinanza di tanti giovani che
vedono nell’inerzia del Governo un ostacolo che pregiudica il loro futuro e
quello delle generazioni a venire. La battaglia del sindaco non ha colori
politici. Gli unici colori di cui si veste sono quelli del nero e del verde,
bandiera che deve unificare la voce del Comune dell’Aquila e di tutti quelli
del cratere».
Stefano Albano – «La notizia dell’intimazione del prefetto Francesco Alecci al sindaco Massimo Cialente ci lascia tutti allibiti – scrive il segretario cittadino del Pd L’aquila -. Viene da chiedersi con quale autorità e con quale credibilità il rappresentante del governo scocchi simili minacce. Lo Stato, spiace dirlo, non ha aiutato L’Aquila, anche se non abbiamo mai smesso di aspettarlo e di rispettarlo. Lo Stato si è distinto in puntualità e sollecitudine solo quando si è trattato di inquisire i manifestanti esasperati dalle lentezze burocratiche, come il popolo delle carriole, i cittadini che hanno manifestato a Roma e quelli che hanno occupato l’autostrada. Lo Stato si preoccupa che una protesta del tutto simbolica possa “turbare” i giovani e l’ordine pubblico ma, signor prefetto, le assicuriamo che sono ben altri i motivi di turbamento della nostra gente, dei nostri giovani costretti ancora dopo quattro anni a un’esistenza provvisoria. Siamo con il sindaco, vada avanti. Avranno il coraggio di rimuoverlo? Sarà trattato come un primo cittadino in odore di mafia? Vedremo. Viene da chiedersi chi c’è dietro questo capolavoro. Se è un’iniziativa autonoma del prefetto, se ne assuma la responsabilità. Se dietro c’è l’indicazione del governo, vengano i nostri governanti all’Aquila a rendersi conto, a toccare con mano i torti che stiamo subendo e con quale senso delle istituzioni. Tornati a Roma, vedremo se non torneranno sulle loro decisioni e sulle loro diffide. Stavolta questa comunità deve stringersi tutta attorno al sindaco per portare avanti la battaglia per garantire le risorse per la ricostruzione del nostro territorio ferito».
Luigi Albore Mascia – Critico con Cialente è il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, che si dichiara «vicino da un punto di vista umano» ma sbotta: «E’ un modo soggettivo di interpretare l’istituzione, ma non sono affatto solidale con il gesto di Cialente: le istituzioni devono ragionare, mediare, e dialogare con le altre istituzioni, anche alzando la voce».
Maurizio Brucchi – Massimo Cialente fa bene a protestare contro il governo per la mancanza di fondi per la ricostruzione dell’Aquila, ma il tricolore non si tocca. «Riconsegnare la fascia può essere un segno per convogliare l’attenzione di Napolitano sulla problematica della ricostruzione, ma il tricolore è il simbolo della nazione e credo debba continuare a sventolare nei balconi e nelle sale delle istituzioni», spiega il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi.
Umberto Di Primio – Di parere molto simile il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio. «Sarebbe stato più utile chiamare a raccolta sotto il tricolore quanti possono fare qualcosa, piuttosto che toglierlo e urlare le colpe».