
di Antonella Calcagni
Un trascurato tricolore ha fatto il suo ingresso «trionfale» nella sala consiliare, campeggiando dai banchi dell’opposizione. É stato il consigliere di ‘L’Aquila città Aperta’, Giorgio De Matteis, a tirare fuori la bandiera all’improvviso, durante i lavori del Consiglio comunale voluto dalla stessa minoranza per fare il punto sulla ricostruzione.
É andata oltre la minoranza chiedendo con un Ordine del giorno al sindaco di «ripristinare immediatamente il Tricolore su tutte le sedi comunali, pur mantenendo la mobilitazione». Il documento è stato respinto dal Consiglio con 14 no, 8 sì e 1 astenuto.
La seduta è stata condizionata dall’incontro romano di Cialente. «Riflettendo sul mio gesto di protesta, condiviso con la Giunata comunale – ha spiegato Cialente – mi sono chiesto: dove sono i pezzi importanti della classe dirigente aquilana? Dove sono i costruttori che vengono da me a dire che non ne possono più, che non partono i cantieri? Dove sono la camera di commercio, i sindacati regionali o la Confcommercio che attacca sempre? E’ arrivato il momento di farsi sentire tutti insieme».
Stranamente comprensiva e collaborativa l’opposizione, fatta eccezione per Giorgio De Matteis: «Cialente ha riportato a casa l’ennesimo pistolotto – ha commentato a caldo De Matteis – ci ha portato l’ovvietà del nulla. Solo il presidente della Repubblica, il papa e il segretario dell’Onu, non sono stati oggetto delle ire di Cialente».
Legittimo chiedere le risorse per l’Aquila, ma giù le mani dal tricolore. Questo il monito di Emanuele Imprudente: «Vedere un sindaco che annaspa a noi dispiace. Io ed altri siamo con lui quando rivendica nei confronti dello Stato risorse certe e lo sosteniamo, la bandiera però non si tocca. Rappresenta tutti quegli italiani che ci sono stati vicini con il cuore con la mente e con le tasche. Basta con i rancori e con le contrapposizioni, lavoriamo tutti insieme».
Diretto invece Roberto Tinari: «Tu non puoi abbandonare il tuo incarico perché sei il male minore per questa città. É arrivato il momento di dare inizio ad un governo di salute pubblica».
Maurizio Capri (Pd) ha invitato al alzare il livello della protesta chiedendo la remissione delle deleghe a tutti i sindaci del Cratere. «Forse abbiamo sbagliato con il ministro Barca – ha spiegato – Non gli abbiamo detto con troppa forza che avevamo un bisogno vitale e subito delle risorse del Cipe. Perché all’Emilia le risorse sono arrivate attraverso la cassa depositi e prestiti; a noi hanno detto che non era possibile. Su questo punto è importante combattere tutti insieme».
Perilli ha condiviso la protesta di disobbedienza civile, mentre l’assessore alla Ricostruzione Pietro di Stefano ha fatto il punto sullo stato dell’arte. «Senza il plafond cassa depositi e prestiti non è possibile andare avanti – ha spiegato – Alla fine dell’anno mancheranno 820 milioni di euro rispetto alla cassa della delibera Cipe Siamo determinati a mettere il governo con le spalle al muro».
Al dibattito ha preso parte anche il capo dell’Ufficio Speciale, Paolo Aielli che ha parlato del collo di bottiglia del genio civile.