L’Aquila, una città appesa a un miliardo

9 maggio 2013 | 22:46
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L’Aquila, una città appesa a un miliardo

di Antonella Calcagni

«Ho visto tavoli che voi umani non potreste neanche immaginare». Avrebbe commentato così il protagonista del famoso film [i]Blade Runner[/i] il colloquio tra i rappresentati del Governo e il sindaco Massimo Cialente.

Quanti tavoli avrà visto la Repubblica Italiana? Convocati spesso per risolvere i problemi più spinosi che di solito non hanno soluzione. Ma non sarà così, almeno si spera, per il tavolo tecnico convocato per martedì prossimo alla presidenza del Consiglio dei ministri teso a sbloccare il famigerato miliardo da attivare con la cassa Depositi e Prestiti. Questo è stato l’impegno che il sindaco è riuscito a strappare al Governo, rappresentato dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, da Giovanni Legnini e dal vice ministro agli Interni Filippo Bubbico.

Cialente però non si fida, vuole vedere segnali concreti che potrebbero arrivare la prossima settimana. Solo allora potrà riprendere fascia e far sventolare bandiere.

Il miliardo potrebbe essere inserito in un decreto in sede di conversione, in particolare quello dedicato all’Ambiente che contiene anche misure per le macerie.

I 250 milioni (prima [i]tranche[/i] Cipe del dicembre scorso) sarebbero praticamente nelle casse del Comune: c’è stata la firma per il trasferimento e dovrebbero essere disponibili da martedì. «Ringrazia Iddio» avrebbero detto a Cialente, altre delibere hanno impiegato ben più di 5 mesi per diventare cassa. «La seconda [i]tranche[/i] della delibera Cipe relativa al 2014 dovrebbe confluire nelle casse del Comune fra una ventina di giorni», ha riferito il sindaco.

Il sindaco Massimo Cialente ha parlato di «un certo raffreddamento» sulla questione del miliardo di euro al quale il tavolo tecnico deve trovare una copertura. Il miliardo si inserirebbe nel decreto Monti sulla Emergenza ambientale articolo 8 dedicato alle macerie dell’Aquila in sede di conversione. Oltre al miliardo vanno inserite alcune norme, ha spiegato Cialente, tese a reiterare le proroghe di alcune Opcm scadute con la fine dell’emergenza.

«Non torno indietro – ha spiegato Cialente – Mi hanno chiesto con veemenza di rimettere le bandiere, sono arrabbiatissimi con me, ma io non mi fido. Perchè dovrei farlo. Mi sarei aspettato le scuse del governo che non sono arrivate». Insomma, la fascia può attendere e i tricolori pure. «Vediamo cosa succede la prossima settimana con il tavolo tecnico. Vedremo se a questi impegni corrisponde la verità», ha concluso il Primo cittadino.

Critiche sono giunte dal presidente della Regione Gianni Chiodi: «Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, in tutto questo tempo ha solo cavalcato una forma di protesta che si è rivelata sterile e dannosa abbandonandosi ad assurde reazioni e a dietrologie incomprensibili. Ammetta il Primo cittadino che questo suo atteggiamento non è riuscito a produrre nessun risultato utile. Oggi cerca di attirare l’attenzione su problemi che non è stato in grado di gestire direttamente, dimostrando inefficienza operativa e incapacità gestionale. Per questo ho sostenuto che Cialente non deve essere lasciato solo, ma va affiancato e supportato».

Anche l’Ance si è associata al sostegno, «crediamo però che si debba percorrere con convinzione la strada istituzionale prima di qualunque altra – ha spiegato il presidente Giovanni Frattale – Il Sindaco dovrebbe a nostro avviso chiamare tutti i parlamentari eletti in Abruzzo di ogni parte politica, i due sottosegretari Legnini e Quagliariello, il Ministro Lupi, che con l’Abruzzo ha confidenza, e lo stesso Barca che si è defilato con troppa fretta».

Con Cialente i giovani del Pd e Rifondazione comunista secondo cui la città deve restare mobilitata.