Attualità

I due volti dell’amore di una mamma

di Gioia Chiostri

Dire di sì alla vita: questo fa una mamma. Sorride, accarezza, bacia, abbraccia. Cresce e nutre. Si allea con l’esistenza e va avanti. Ma il patto con la vita prevede due sfumature fondamentali, due condizioni innegabili, affinché chi viene chiamata mamma per la prima volta, ne possa andare fiera in eterno: la passione e la responsabilità.

Se c’è passione, c’è sforzo, c’è volontà nel riuscire e nel sacrificio e se c’è responsabilità, c’è la cura, l’attenzione e il rispetto di sè.

Non è mai facile dire di sì ad una vita che da noi nasce, per noi vive e con noi fiorisce. Una madre speciale, Maria Gabriella Pezzella, ci regala una testimonianza colorata dalle due sfumature dell’essere mamma. Perché non c’è modello, non c’è [i]forma mentis[/i] che tenga di fronte all’amore e l’amore ha facce e corde invisibili, che si legano inevitabilmente all’idea di dover essere una mamma per sempre.

La storia di Maria Gabriella Pezzella, napoletana di origine e studentessa del corso di laurea in Beni Culturali all’università degli studi dell’Aquila, racchiude in sé le due sfumature dell’essere una madre. «Sono diventata mamma a 21 anni - spiega - Sinceramente non ho realizzato subito cosa stesse accadendo nella mia vita; ero confusa e solo dopo alcuni giorni ho preso la fatidica decisione che, ritenevo, avrebbe influenzato tutta la mia vita di allora. Ho detto di sì alla vita, sapendo che stavo per mutarne un’altra, la mia».

«La gravidanza l’ho vissuta serenamente, con un bel po’ di positiva incoscienza - aggiunge Maria Gabriella - il parto fu semplice, grazie a Dio, per cui non conservo ricordi particolarmente traumatici. Abbracciare il mio bambino per la prima volta, rimosse dentro di me anche l’ansia che avevo vissuto fino a quel momento dall’attimo in cui dissi a mia madre di essere in dolce attesa. Finché un bambino vive dentro di te, in fondo, è come fosse un gioco: capisci cosa sia accaduto realmente solo quando lo vedi, per la prima volta, in sala parto e lo stringi al tuo seno».

«Non aver completato il mio corso di studi - spiega Maria Gabriella - mi faceva stare male. Sentivo di aver lasciato qualcosa in sospeso: ero perennemente alla ricerca di gratificazione e soddisfazione personale. Quando scoprii di essere incinta, ero giovanissima. Dissi addio all’università e al conservatorio di musica. Più andavo avanti e più, però, mi accorgevo che mi mancava qualcosa, quel pezzo del [i]puzzle[/i] necessario nella vita di ogni donna: la realizzazione. Poi ebbi un altro dono: un altro figlio, all’età di ventotto anni. Quando si diventa mamme una seconda volta, l’esperienza aiuta molto: mi sentivo più matura e quindi più capace di affrontare la gravidanza, che, differentemente dalla prima, avevo cercato fortemente. In realtà era una gravidanza gemellare. Persi uno dei gemelli che erano in placente separate; fu un lutto al cuore». Eppure tutto ciò non ha mai fermato questa mamma, che, al settimo mese di gravidanza, ha deciso di dare un esame.

«Ho ripreso a studiare regolarmente due anni fa. Mi sono iscritta all’università dell’Aquila, dove, con mio grande piacere, devo dire che ho trovato un ambiente armonioso e familiare. Mi trovo benissimo e questo mi aiuta anche nella prosecuzione dei miei studi» sottolinea Maria Gabriella, che, rivolgendosi a chi come lei ha una buona dose di coraggio e volontà dice «vorrei ricordare che è quasi sempre possibile concludere una ‘partita’ pensata troppe volte persa; dipende solo dalla nostra volontà. Cosi come siamo rimaste intere notti sveglie per accudire i nostri figli quando erano piccoli, allo stesso modo possiamo esaudire anche i nostri piccoli desideri personali. Non bisogna aver paura di non farcela, ma impegnarsi a fondo, affinché questo non accada mai. I miei due figli sono contenti di ciò che sto facendo per me stessa, anche se, magari, all’inizio non comprendevano. Sono sicura che è così anche per altre mamme che intendono portare a compimento il loro più nascosto obiettivo».

Come dovrebbe essere la mamma del 2013? «Una mamma che cura il suo spirito e la sua vita personale, così da essere una persona migliore anche in famiglia - sottolinea Maria Gabriella - Se non ci si sente appagate, non si riesce a dare tutte sé stesse agli altri. Per me, il cervello di un essere umano può più di quanto noi stessi immaginiamo. Si pensa sempre di non riuscire a far combaciare mai due desideri così lontani, come la responsabilità nella maternità e la passione nel costruire un proprio futuro di successi e vittorie, ebbene io ho scoperto la congiuntura fra queste due dimensioni: è il coraggio di dire di sì alla vita. Pensiamoci su noi mamme, noi che pensiamo sempre troppo poco a noi stesse».