L’Aquila, avvistati fantasmi

13 maggio 2013 | 15:34
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L’Aquila, avvistati fantasmi

di Tiziana Pasetti

Presenze ectoplasmatiche si aggirano per il capoluogo abruzzese senza alcun timore di essere scoperte. Per la prima volta nella storia dei fantasmi, questi ultimi non giocano più a nascondino con i viventi. Basta castelli e fortezze, basta Azzurrina, basta Formaggino, basta rumori sinistri e basta sedute spiritiche.

I fantasmi esistono, ne abbiamo la prova. L’Aquila, città distrutta da un evento sismico il 6 aprile del 2009, ne è invasa.

Non occorrono apparecchiature specifiche e sofisticate alla ghostbuster, non serve essere dei sensitivi, non occorre attendere il buio.

I fantasmi all’Aquila ci sono a tutte le ore, giorno e notte. Hanno abbandonato i luoghi chiusi e si sono riversati nelle strade. Vagano lungo le statali, si mantengono al limitare di burroni e scarpate, e – novità! – cercano di rendersi il meno invisibili possibile.

Fantasmi di donne che trascinano stancamente carrelli della spesa, fantasmi di studenti, fantasmi di new citizen di qualche deserta new town.

Vagare come fantasmi anomali, sperando di essere visti, sperando che l’assenza di illuminazione notturna non colga alla sprovvista gli automobilisti e che il troppo sole non li accechi e che la pioggia non sia troppa e così la neve, sperando che non ti tradisca il passo, la traiettoria, l’incedere. Cammina, cammina di lato e spera che nessuno ti prenda. Accelera e stai attento. Vai piano, anzi no. Come camminano i fantasmi? Qual è il segreto?

Fantasmi rivoluzionari, fantasmi con spasmi vitali, corpi affaticati che un sortilegio cattivo ha dotato di peso e di ossa. Avere del fantasma l’invisibilità agli occhi del sistema (sociale, politico, amministrativo) e conservare della fisicità l’aspetto fragile.

Doppia fregatura, qui a L’Aquila,

diciamolo pure chiaramente.