
«La fotografia attuale dell’Italia focalizza un territorio in forte difficoltà nella gestione delle dinamiche socio-economiche che la crisi sta determinando. Aumento della povertà che investe anche il ‘fu ceto medio’, imprenditori, lavoratori e singoli cittadini strangolati dalle tasse da un sistema finanziario ‘poliziesco’, l’esponenziale aumento del fallimento delle aziende con la conseguente perdita di posti di lavoro (soprattutto giovani) rappresentano un emergenza e come tale va trattata rinunciando a ‘soluzioni tampone’ con il malcelato tentativo di rinviare nel tempo decisioni improcrastinabili».
Lo afferma in una nota l’assessore regionale Gianfranco Giuliante. «Per fare ciò – dice – c’è la necessità che la politica si riappropri della propria originale funzione, sacrificata ormai da troppo tempo sull’altare della semplice amministrazione e del tecnicismo ragionieristico. L’Abruzzo, ovviamente, non rappresenta un’eccezione, ma dopo la fase ineludibile della stabilizzazione del deficit sanitario, è urgente individuare soluzioni ‘altre’ a temi cogenti e specifici in grado di risollevare il degrado socio-economico».
Per Giuliante è necessaria un’agenda di fine consiliatura annunciata qualche tempo fa e che prevede proposte fiscali e sociali per un nuovo modello regionale. Accanto ad un fisco più equo ed etico una serie di misure volte a garantire sostegno concreto alle fasce più deboli della popolazione poiché, purtroppo, il contenimento della spesa pubblica pesa soprattutto, in termini di riduzione, sui servizi sociali.
«Le azioni di politica pubblica, da adottare per l’uscita dalla crisi in corso ormai da anni, non possono più riguardare solo l’aspetto esclusivamente economico. E’ ovvio – prosegue – che esse sono indispensabili ma rischiano, da sole, di non essere sufficienti poiché uno degli effetti peggiori della crisi è quello di aver cominciato a minare la ‘salute’ dei cittadini».
«Qualunque sia l’idea che si ha circa cause ed effetti del declino che stiamo subendo rileva Giuliante – eè palpabile il senso di preoccupazione che investe ciascuno nella visione del proprio futuro immediato e in prospettiva. Tale preoccupazione attiene alle singole persone, alle famiglie e alle imprese. I dati oggettivi (aumento indistinto delle nuove forme di povertà, assenza di sbocchi lavorativi, drastica diminuzione della capacità di investimento e spesa) già da soli sono drammatici. E tuttavia spesso non bastano a spiegare dinamiche sociali che sempre più sfociano in forme di disagio e di rottura del patto di solidarietà fra persone o fra persone ed istituzioni o peggio ancora in gesti violenti o di autolesionismo».
«Per tentare di rispondere a questi fenomeni è importante – suggerisce l’assessore – avviare una riflessione che aiuti non solo a prendere atto di un dato di realtà ma che fornisca un nuovo modello di comportamento. Il tutto partendo dalla realizzazione di una sorta di nuovo ‘patto di etica pubblica’ sul quale ricostruire la convivenza sociale. Alle già richiamate misure di interventi economici vanno affiancate politiche generali che davvero mettano la persona al centro dell’azione politica».
«La necessità di ridare linfa ad un tessuto socio-economico gravemente in difficoltà – conclude – rappresenta non solo una necessità ma deve essere anche e soprattutto una responsabilità a cui la politica non deve sottrarsi. La classe politica abruzzese ha il compito di dimostrarsi tale, affrontando e trovando soluzioni a problemi tanto urgenti quanto gravi poiché è finito il tempo delle petizioni di principio ed è giunta l’ora della azioni concrete a sostegno dei cittadini. Proviamoci».