
Sulla scorta delle indicazioni
tecniche, per Grieco il sisma poteva essere previsto «essendosi
verificato in quello che viene definito periodo di ritorno, vale
a dire nel lasso temporale di ripetizione di eventi previsto per
l’area aquilana».
Periodo che, scrive citando il consulente
Luis Decanini, «è stato indicato in circa 325 anni dall’anno
1000».
Inoltre, «si è trattato di un terremoto certamente non
eccezionale per il territorio aquilano e assolutamente in linea
con la sismicità storica dell’area».
La tesi del giudice Grieco è molto simile a quella
sostenuta dal collega Marco Billi nelle motivazioni della
sentenza Grandi Rischi.
Billi scrisse che ci fu negligenza umana
nel dare false rassicurazioni alla popolazione che in tal modo
non adottò le tradizionali precauzioni tra cui uscire di casa
dopo una forte scossa. La sentenza portò alla condanna a sei
anni per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose di
sette componenti della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo
2009, 5 giorni prima della scossa, si riunirono all’Aquila per
fare il punto sullo sciame sismico che da mesi interessava il
territorio aquilano.
«Il terremoto dell’Aquila – prosegue il giudice – non rappresenta un caso
eccezionale nel quadro della sismicità tipica dell’area e,
addirittura, le sue caratteristiche sismogenetiche rientrano
perfettamente in quanto previsto negli elaborati di
pericolosità utilizzati per aggiornare l’assegnazione dei
comuni alle zone sismiche e per definire gli spettri della nuova
normativa di settore».
Ecco perché, conclude Grieco «il vero
discrimine per gli edifici crollati non è consistito nella
violenza del terremoto e dei relativi picchi di accelerazione,
bensì nei vizi progettuali, nelle carenze costruttive, negli
errati interventi di manutenzione che hanno caratterizzato
anche la Casa dello studente».
I costruttori e tecnici non hanno
affrontato il processo solo perché deceduti o stralciati dal
processo come il progettista Claudio Botta.
«I terremoti finora non li ha mai
previsti nessuno»: il sismologo Enzo Boschi, fra gli imputati
nel processo dell’Aquila per il sisma del 6 aprile 2009,
risponde così all’affermazione contenuta nelle motivazioni
della sentenza depositata oggi dal giudice Giuseppe Grieco.
«Allo stato attuale delle conoscenze – ha aggiunto – non si
riesce a prevedere i terremoti. Quello che è possibile fare, e
che i paesi avanzati fanno, è rendere più sicuri gli edifici
in modo da ridurre al massimo in danni».