Ecco le scuse più assurde per non andare al lavoro

«Mi fa male un dito», «Mi è morto il criceto», «Il mio cane ha avuto un grosso spavento e non posso lasciarlo da solo», «Mi sono fatto male durante il sesso e non riesco a muovermi». Sono alcune tra le scuse più assurde usate da fantasiosi dipendenti per non presentarsi sul luogo di lavoro.
Raccolte in un’indagine della britannica [i]Benenden Health[/i], società di mutuo soccorso senza scopo di lucro, su 1.000 impiegati e altrettanti capi, le improbabili motivazioni comprendono anche morsi di fidanzate su parti del corpo delicate e scarpe divorate dal cane.
Dalla ricerca è emerso anche che 6 dirigenti su 10 non credono alle scuse che si nascondono dietro ai giorni di malattia richiesti dai dipendenti. «In tempo di crisi la gestione delle assenze per malattia diventa di vitale importanza per le imprese», ha spiegato al ‘Telegraph’ Gill Landon, direttore allo sviluppo della Benenden Healt, «e i datori di lavoro diventano più sospettosi quando le scuse accampate sono inverosimili. E non aiuta il fatto che la maggior parte dei lavoratori ha ammesso che un quinto delle volte che ha chiesto dei giorni di malattia avrebbe potuto lavorare».
Nell’era di Internet, poi, è emerso come i capi diffidenti (uno su tre) cerchino di smascherare le finte malattie navigando i social network – primo fra tutti Facebook – per vedere se l’incauto dipendente abbia postato foto o commenti compromettenti che dimostrino la sua buona salute e cattiva fede. «Alti livelli di assenza per malattia puossono avere un enorme impatto negativo sulle imprese – ha aggiunto l’esperta – dal punto di vista finanziario ma anche per l’effetto che ha sul personale, costretto a sopportare il carico di lavoro supplementare».