Amleto Cencioni, L’Aquila Bella

18 maggio 2013 | 19:35
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Amleto Cencioni, L’Aquila Bella

di Roberta Galeotti

L’Aquila Bella, Palazzetto dei Nobili ore 16:30…

avventurarsi oltre porta Leone alla scoperta della nuova viabilità aquilana post sisma. Parcheggiare a San Bernardino tra puntellamenti e imbragature.

Un caffè al Bar del Corso.

Incamminarsi tra i puntelli e i palazzi feriti verso piazza dei Gesuiti. Raggiungere quell’unico angolo di centro storico risanato, entrare nel Palazzetto dei Nobili e per un’ora avere la sensazione che tutto sia tornato come era.

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Sentire l’odore del caffè del Tropical, il brusio degli studenti nell’andirivieni dell’Università, il rumore delle macchine e i clacson…

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Le tele alle pareti trasudano L’Aquila.

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La musica in sottofondo e le luci studiate accuratamente orbitano intorno al busto in bronzo del Maestro che campeggia nella sala e domina le sue tele.

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Il sole di questo strano maggio ha accompagnato un momento magico che la famiglia Cencioni ha regalato alla città.
Le scolaresche nei giorni prossimi andranno a visitare la mostra e tutti quei bambini passeranno davanti alla nostra città come degli ‘estranei’.

Come è successo oggi ai miei.
Mi sono ritrovata a raccontare a miei bambini quello che eravamo soliti fare prima, nell’altra vita. Quattro anni per degli studenti delle elementari sono troppi, per poter contare sulla loro memoria spontanea. I miei non hanno neanche riconosciuto la casa dei loro nonni passandoci davanti.

Sono tutti palazzi feriti, per loro, non rappresentano più nulla.

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