
di Gioia Chiostri
Lo dice la Fao: consumare piatti a base di insetti, assieme a prodotti della foresta, come radici o frutti selvatici, potrebbe aiutare il Mondo a non morire di fame. Secondo la ricerca promossa dall’organizzazione internazionale, infatti, insetti e derivati dal patrimonio boschivo sarebbero essenziali per assicurare il fabbisogno alimentare di popolazioni di aree rurali e marginali.
Il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, alla Conferenza internazionale sulle foreste per la sicurezza alimentare e la nutrizione, che si è tenuta a Roma in questi giorni, ha evidenziato che sono oltre 1.900 le specie di insetti consumate dagli uomini di tutto il mondo. A livello globale, i principali insetti mangiati, secondo le stime date dalla ricerca, che è stata realizzata in collaborazione con l’Università Wageningen, sarebbero coleotteri (31%), bruchi (18%), api, vespe e formiche (14%), cavallette e grilli (13%).
«La coltivazione e l’allevamento degli insetti sono in grado di creare posti di lavoro e reddito per il momento soprattutto a livello locale, ma anche potenzialmente su scala industriale» così si è espressa la Fao, attraverso la ricerca condotta.
«Le foreste contribuiscono al sostentamento di oltre un miliardo di persone, compresi i più poveri – ha sottolineato il direttore della Fao – eppure le foreste e i frutti selvatici sono raramente presi in considerazione nell’elaborazione delle politiche in materia di sicurezza alimentare e di uso del territorio».
La Coldiretti invece avverte: «mangiare insetti è estraneo alla nostra cultura. Bisognerebbe stanziare invece investimenti nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta, per combattere la fame». E dal canto suo, la Cina, che pure è tradizionalmente uno dei maggiori consumatori di insetti, «non è pronta per il consumo di massa di questi animali», queste le parole di Gao Xiwu, entomologo presso l’università cinese per l’agricoltura.
I tentativi di includere gli insetti ufficialmente nell’alimentazione sono cominciati, in realtà, già nel 1996, quando le autorità di Pechino approvarono una trentina di prodotti sanitari contenenti formiche. Ma da allora non è stato compiuto alcun passo in avanti. Secondo gli esperti cinesi occorre raccogliere maggiori informazioni circa il vero valore nutrizionale di queste creaturine multizampe.
Nella nostra Penisola, qualche esempio di commistione fra insettocultura e cibo made in Italy, in realtà, esiste già: si pensi ai formaggi prodotti con insetti come il pecorino “marcetto”, il formaggio “saltarello”, il “formai nis” o il “casu marzu”, un pecorino sardo colonizzato niente di meno che dalla mosca casearia.