
Nell’anno secondo del dominio Juve, i top e i flop del campionato certificano la gerarchia di un torneo che dovrebbe essere ridotto da venti ad almeno diciotto squadre. Ieri, sei delle dieci partite dell’ultimo turno non avevano valore ai fini della classifica. Eppure, se lo dite alla lega di serie A vi rispondono che si va avanti così perchè nessun club vuole rinunciare ai milioni dei diritti tv. Intanto, tranne alcune rare eccezioni, gli stadi si svuotano, però l’importante è far finta di nulla.
Top 1. Antonio Conte, 44 anni, allenatore della Juve, al secondo scudetto consecutivo, signore e padrone di un torneo durante il quale ha letteralmente demolito la concorrenza. I numeri schiacciano le parole, anche se la seconda sconfitta stagionale con la Samp (dal ’61-’62 nessuna squadra campione è riuscita a battere tutte le avversarie) ha impedito ai bianconeri di stabilire altri primati, fra i quali il record di punti di Capello (91, stagione 2005-2006); la striscia di vittorie consecutive (9 rispetto all’obiettivo fissato a quota 11). Transeat. Conte ha pure riportato la Juve fra le prime otto squadre d’Europa, sebbene, schiantandosi contro il Bayern nei quarti di finale, l’allenatore abbia capito che o la società rinforza l’organico o conquistare la Champions League sarà improbo. Elkann, Agnelli e Marotta gli hanno promesso che interverranno sul mercato: Conte ci conta.
Top 2. Massimiliano Allegri, 45 anni, allenatore del Milan (presumibilmente ancora per poco: dipende da Berlusconi). Ha letteralmente compiuto un’impresa, portando la squadra al terzo posto finale, sigillandolo con la clamorosa rimonta di Siena, dopo avere raggranellato la miseria di 7 punti nei primi 8 turni. In estate, Galliani su ordine del Cavaliere gli aveva raso al suolo l’organico, onde abbattere i monte ingaggi di 180 milioni di euro lordi. Allegri ha ricostruito il Milan dalle fondamenta dandogli un gioco e un’identità; ha valorizzato El Shaarawy e De Sciglio, il primo talento rossonero uscito dal vivaio e affermatosi in prima squadra un quarto di secolo dopo l’ultimo, cioè Albertini; ha gestito benissimo il tirono di serie A di Mario Balotelli, semplicemente decisivo (12 gol in 13 gare). Eppure, Berlusconi non vuole più Allegri. Pensa a Seedorf o a un altro grande ex milanista (Van Bommel, Van Basten, Rijkaard, Donadoni, Inzaghi). Perché? Perché Allegri non l’ha scelto l’ex premier. Masochismo allo stato puro.
Top 3. Vincenzo Montella, 38 anni, allenatore della Fiorentina, brillantemente tornata in Europa, anche se non in Champions per via della clamorosa beffa subita in extremis dal Milan, nonostante la goleada di Pescara. Pur privo di un superbomber di ruolo, Montella ha costruito un collettivo del gol che ne ha segnati 72 in 38 partite, terminale di una squadra che gioca un calcio spettacolare. E tutto questo, aspettando Giuseppe Rossi, ieri sera finalmente tornato a giocare; con un Borja Valero rivelazione dell’anno, Aquilani che ha riconquistato la Nazionale; Ljajic così scatenato che ora segna anche triplette; Cuadrado imprendibile e Jovetic che non è mai stato sempre al cento per cento, ma ha una classe infinita.
Top 4. Edinson Cavani, 26 anni, uruguaiano, 104 gol in 137 partite con il Napoli (di cui 38 nelle 43 gare disputate in questa stagione), complessivamente 152 nell’arco dei 285 incontri disputati da professionista), valutazione 70 milioni di euro. In attesa di sapere chi fra Real, Psg e City vincerà la volata per il suo cartellino e come De Laurentiis reinvestirà la montagna di denaro che gli pioverà addosso, l’elogio di Cavani s’impone come s’impone la lode di Mazzarri. Sarà anche burbero e tignoso, indeciso a tutto perchè dopo settimane di tira e molla adesso spetta l’Inter, ma, se l’uruguaiano è diventato uno dei primi tre attaccanti al mondo, il merito è anche del suo allenatore che l’ha trasformato in un campione universalmente noto.
Top 5. Antonio Di Natale, 35 anni, attaccante e capitano dell’Udinese che ieri sera ha affondato l’Inter a San Siro, cogliendo l’ottava, storica vittoria consecutiva dei friulani in serie A, sublimata dall’ennesima prodezza dell’ex ragazzo lanciato da Spalletti quando allenava l’Empoli. Trattasi di un autentico Fenomeno: per la quarta stagione consecutiva, Di Natale ha segnato più di 20 gol in serie A; sono 185 le reti realizzate con la maglia friulana nell’arco di 346 gare ufficiali fra campionato e coppe. Di Natale condivide la posizione di Top assieme a Francesco Guidolin, 57 anni. Nelle ultime due stagioni, fra gli altri gli hanno venduto Sanchez, Inler, Handanovic, Asamoah, Isla, Armero, Denis. Ciononostante, ha portato l’Udinese per due volte di fila al preliminare Champions e ora la riporta in Europa League. Fantastico.
Flop 1. Andrea Stramaccioni e l’Inter. Ieri sera, hanno incassato la sedicesima sconfitta in campionato, record negativo assoluto nella storia del club di Moratti. I nerazzurri sono stati letteralmente fatti a pezzi dall’Udinese che si è consegnata alla storia vincendo per 5-2 a San Siro. L’ecatombe di infortuni è stata impressionante, ma questo nono posto è un oltraggio alla storia della squadra che, soltanto tre anni fa, vinceva lo scudetto, la Coppa Italia, la Champions League e il mondiale per club nell’anno di grazia 2010. Un disastro immane: in calce ci sono le firme del tecnico più govane e più disorientato della serie A; di Branca che ha sbagliato due mercati; di Moratti che adesso spera in Mazzarri.
Flop 2. Maurizio Zamparini, 71 anni, presidente del Palermo, retrocesso in serie B. Nell’ultimo anno e mezzo, esonerato Pioli, ha preso Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini, Malesani, Gasperini e Sannino. Durnate la sua carriera dirigenziale, per 37 volte ha cacciato il proprio allenatore. A Palermo, di tecnici ne sono passati 25 in 11 anni. E poi c’è ancora qualcuno che si domanda come mai il Palermo sia ritornato in B.
Flop 3. Bendtner & Anelka, i due fantasmi della Juve. Il danese è stato steso dalla jella: due infortuni, all’inizio e alla fine di un’esperienza italiana che ricorderà come un incubo. Il francese è stato impalbabile quanto l’attaccante sbolognato dall’Arena ai campioni d’Italia. Marotta, perchè li hai presi?
Flop 4. Pescara: 28 sconfitte in 38 partite, record negativo assoluto. Dopo Zeman, il diluvio. Forse è per questo che Zeman sta per tornare in Abruzzo. E’ l’unico che possa risollevare una squadra senza capo né coda.
Flop 5. Lega di serie A e arbitri. La vergogna di Is Arenas è il simbolo di come non organizzare il massimo campionato di calcio. Un balletto ignobile di deroghe, proroghe, ricorsi, controricorsi, campi neutri, porte aperte, semiaperte e richiuse: sullo sfondo l’inchiesta giudiziaria che è costata a Cellino il carcere e poi gli arresti domiciliari. In qualunque altra nazione, una vicenda del genere che ha visto calpestati i diritti dei tifosi rossoblù, avrebbe scatenato dimissioni a catena. In qualunque altra nazione. Non in Italia, il Paese delle meraviglie dove gli arbitri sono in larga parte tecnicamente mediocri. Ma guai a dirlo a Nicchi e Braschi, sennò s’offendono. Il giorno in cui se ne andranno, sarà sempre un bel giorno.