Imu, accanimento sui terremotati

25 maggio 2013 | 13:35
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Imu, accanimento sui terremotati

di Fulgo Graziosi

Non è ancora arrivato all’Aquila il nuovo delegato del Governo che si dovrà occupare della ricostruzione dei centri danneggiati dal sisma della primavera 2009, che il Sindaco si è sperticato in una serie di elogi sul ministro che non conosce, ma di cui, forse, ha sentito solamente parlare.

Il bello è che non si conoscono neppure i contenuti precisi della delega attribuita allo stesso. Una volta tanto, aspettiamo prima che arrivi. Cerchiamo di capire bene i contenuti della delega e, poi, tutti insieme e non solo pochi intimi, cerchiamo di mettere in piedi una programmazione seria, credibile, definitiva e possibilmente completa di una pianificazione modulare attuabile.

Esiste un grave problema che nessuno, fino ad oggi, ha preso in esame o, meglio ancora, non ha voluto affrontare, in quanto ritenuto molto impegnativo e difficile da discutere con gli organi responsabili. Riguarda l’applicazione dell’Imu sulle seconde case che i cittadini del cratere possiedono all’interno o all’esterno della delimitazione del territorio terremotato e che occupano attualmente per inevitabili esigenze di famiglia.

Si parla, spesso, dei costi per le autonome sistemazioni, ma non si rende mai merito a quei contribuenti che, disponendo di questo patrimonio edilizio, lo hanno occupato, utilizzato e reso agibile senza chiedere nulla al Comune di competenza. Il sindaco dell’Aquila ha posto in evidenza un calo di 300 iscrizioni per il muovo anno scolastico, ma non si è preoccupato di ricercare l’origine del fenomeno per apportare, o fare apportare, i correttivi del caso.

Le cause del decremento numerico delle iscrizioni scolastiche andrebbero ricercate proprio nell’applicazione dell’Imu in maniera pedissequa, poco oculata e irrazionale, anche per l’inesistenza di una precisa normativa. Dal momento che è stata istituita questa nuova tassazione degli immobili, i Comuni si sono attivati nella ricerca di ogni possibile appiglio per tassare i cittadini e fare cassa. In parole povere gli Enti locali, per sopravvivere, si stanno avventando come belve fameliche sul povero contribuente, ritenuto l’unico osso da spolpare.

Cerchiamo di venire al dunque. Il terremotato che, per carenza di fondi dello Stato, avrà la casa inagibile per molti anni ancora, ha trovato sistemazione nella propria seconda casa, posta in un Comune diverso da quello dell’abituale residenza. La nuova amministrazione comunale pretende il rispetto delle norme e, quindi, il pagamento dell’Imu sulla seconda casa che, nel frattempo, è diventata prima casa, non tanto per scelta, quanto per destinazione e necessità contingente.

Per non essere assoggettato a questa forma di gabellazione, il contribuente ha una unica possibilità, istituire la residenza nel nuovo Comune. Naturalmente, le iscrizioni scolastiche diminuiranno dove si verifica la presenza di ragazzi nei nuclei familiari oggetto dei trasferimenti. Diminuiranno anagraficamente anche i cittadini e, quindi, anche i contribuenti per i Comuni di provenienza. Il travaso numerico dei cittadini contribuenti, in senso generale, non avrebbe grossi effetti.

Effetti che, invece, inciderebbero pesantemente sull’economia territoriale dei singoli Comuni, oltre all’evidente impoverimento politico sociale degli stessi, come quello dell’Aquila, la cui posizione politica e amministrativa di Capoluogo di Regione appare sempre più compromessa e posta su un arduo piano fortemente inclinato difficilmente risalibile. Per non pagare una pesante tassa sull’immobile di proprietà i cittadini, con il cuore a pezzi, sono costretti al cambio di residenza.

Nel profondo dell’anima coltivano, malgrado tutto, il pensiero di tornare nella città di appartenenza per riappropriarsi, non tanto dell’immobile, quanto delle radici che esso contiene, dei valori, dei ricorsi e dei sacrifici sostenuti. Essi, però, non sanno, anche se qualcuno ne comincia a parlare, che in questo modo potrebbero andare incontro ad una grossa beffa che potrebbe privarli di ogni bene, materiale e immateriale, legato all’istituto della “residenza”.

In concreto, si potrebbe verificare che il cittadino, costretto dagli eventi a cambiare residenza possa essere escluso dai benefici economici per la ricostruzione di quella che è stata la prima casa di appartenenza. Sarebbe veramente la fine. Non ci sarebbero più i presupposti per la ricostruzione.

A questo punto sarebbe necessario e indifferibile rimboccarsi le maniche, abbandonare gli inutili tentativi di oscuramento dei vessilli nazionali, chiamare a raccolta tutti i Comuni del cratere per fare fronte unico e per collocare sul piano del confronto dialettico con il nuovo delegato governativo la soluzione del problema con l’adozione di un documento integrativo, possibilmente un decreto legge, per la colmatura di una carenza normativa della materia.

In questo modo il Comune dell’Aquila potrebbe riconquistare il ruolo di coordinamento degli interessi dell’intero territorio del cratere e della necessaria credibilità sul territorio e in sede governativa, requisiti indispensabili per svolgere i delicati ruoli di Capoluogo di Provincia e di Regione.