
Più casi di tubercolosi all’Aquila per flussi migratori dall’est Europa e per l’aumento del numero di pazienti sottoposti a terapie immunosoppressive (ad esempio soggetti che subiscono trapianti).
E’ il dato, registrato dal reparto malattie infettive del San Salvatore, diretto dal dottor Alessandro Grimaldi, emerso, insieme ad altri molteplici aspetti, dal workshop-convegno di formazione e approfondimento dal titolo “Infezioni e immunosoppressione”, svoltosi ieri, venerdì 24 maggio all’Aquila, all’hotel la Dimora del baco.
Un convegno, organizzato dallo stesso Grimaldi, che ha portato all’Aquila il gotha dei luminari del settore. ‘Firme’ nazionali e internazionali, come Francesco G. De Rosa delle Molinette di Torino, Eligio Pizzigallo dell’ospedale romano ‘Spallanzani’, oltre a punte diamante del calibro di Carlo Perno, virologo di fama internazionale dell’Università Tor Vergata di Roma e Marcello Caremani, attualmente anche assessore alla sanità del Comune di Arezzo, organizzatore del più importante corso italiano di ecografia clinica (che ogni anno si tiene nella suggestiva cornice del Castello di Gargonza).
Una giornata di studio che ha registrato 200 adesioni.
«Al nostro ospedale registriamo – dichiara il dottor Grimaldi, responsabile di Malattie infettive – una maggiore incidenza della tubercolosi. Un fenomeno che è però sotto controllo e che viene gestito e trattato adeguatamente».
«L’aumento della malattia – aggiunge Grimaldi – è riconducibile, in parte, al fenomeno dell’immigrazione poiché L’Aquila ospita molti cantieri che danno lavoro anche a immigrati, provenienti soprattutto dei Paesi dell’Est Europa. Alla base di questo aumento, però, c’è anche l’incremento del numero di pazienti sottoposti a terapie immunosoppressive».
Tra l’altro, nel corso del convegno, si è dibattuto di alcune infezioni che non sono curabili con gli antibiotici attualmente disponibili. Problematiche su cui il reparto malattie infettive dell’Aquila è da anni impegnata ai più alti livelli: nei mesi scorsi, prima volta in Italia, i medici del reparto, insieme ai ricercatori dell’Università, sono riusciti a isolare il batterio-killer klebsiella, contro il quale sono inefficaci i farmaci di oggi e salvare la vita di un paziente.