Ingiusta detenzione: Comune solidale con Petrilli

28 maggio 2013 | 13:33
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Ingiusta detenzione: Comune solidale con Petrilli

Sull’ingiusta detenzione patita dall’aquilano Giulio Petrilli, accusato di banda armata ma sempre assolto fino all’ultimo grado di giudizio, intervengono oggi l’assessore comunale Lelio De Santis e di consiglieri Giuliano Di Nicola (Idv), Sergio Ianni (Pd) e Antonio Nardantonio (Psi).

«Il problema della giustizia – dicono in una nota congiunta – è sentito dalla stragrande maggioranza degli italiani. E’ sempre più urgente una riforma che vada incontro alle esigenze di tutti e non di una sola persona e pochi sodali. Una giustizia che allunga a dismisura i suoi tempi è di fatto una giustizia negata. Non si può assolutamente lasciare ai [i]talk show[/i] l’amministrazione della giustizia in Italia. Nell’auspicare che il Governo metta finalmente mano ad una questione annosa ed irrisolta, i sottoscritti consiglieri desiderano esprimere solidarietà, umana e politica, alla protesta che vede protagonista Giulio Petrilli, che sarà impegnato in un sit-in davanti alla Corte di Cassazione a Roma».

«Petrilli – prosegue la nota – è vittima di un clamoroso caso di ‘malagiustizia‘: Non è più il tempo e non è più tollerabile, in un paese civile, che esistano ancora sacche di privilegio per cui non si risponde degli errori commessi. Pur rendendosi conto che la materia della responsabilità civile del giudice è estremamente delicata, riteniamo che, così come nel settore sanitario si va sviluppando sempre di più il fenomeno della medicina difensiva, analogamente si potrebbe determinare una fuga delle responsabilità dell’amministrazione nella complessa macchina giudiziaria italiana. Non sono più tollerabili i casi di assoluta irresponsabilità per cui nessuno risponde dei casi di ingiusta detenzione».

«Per un cittadino onesto – concludono gli amministratori – la detenzione è un fenomeno devastante, che mina per sempre la personalità di un individuo; di questo il giudice dovrà tener conto ogni qual volta emette una sentenza di condanna e, se sbaglia, lo Stato o chi per esso, dovrà concedere il risarcimento anche se nessuna somma potrà mai rimarginare l’indelebile ferita della psiche di un uomo».