Matrimoni gay, fuggire per amarsi

29 maggio 2013 | 18:05
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Matrimoni gay, fuggire per amarsi

Il matrimonio fra persone dello stesso sesso, inteso come fenomeno sociale di massa, in Occidente rappresenta una novità. In Italia, il tema non entra nell’agenda del movimento omosessuale fino alla presentazione, nel 2002, di una proposta di legge di Franco Grillini volta a regolare le “unioni affettive“, ma che avanza anche la richiesta di estensione del matrimonio civile alle coppie gay. Fino a quel momento, la comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) italiana si teneva alla larga dalla parola “matrimonio”, vedendolo come un’istituzione in crisi nel mondo eterosessuale e preferendo la strada delle unioni civili. Un dubbio rafforzato dalla convinzione diffusa secondo la quale in un Paese cattolico non sarebbe mai stato possibile approvare una legge che parlasse di matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Le cose cominciano a cambiare con l’approvazione del matrimonio gay, il 30 giugno 2005, in uno dei Paesi più cattolici d’Europa, la Spagna, seguita poi dal Portogallo. La battaglia per introdurre in Italia una legge per il riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso è partita da nuove realtà come Rete Lenford e Certi diritti: le due associazioni hanno portato la questione nei tribunali, percorrendo cioè la “via giudiziaria” al posto della “via politica”, rivelatasi fino a quel momento impraticabile. Hanno anche dato vita ad azioni comuni, che hanno portato a clamorose sentenze in Corte Costituzionale e in Cassazione, con un’iniziativa che è tuttora in corso.

In questa legislatura, sono state presentate già varie proposte di legge da parlamentari di Pd, Sel e M5S, mentre Giancarlo Galan del Pdl sta per presentare una proposta di legge sulle “unioni omoaffettive” che vuole garantire alle coppe gay gli stessi diritti e gli stessi doveri delle coppie eterosessuali.

A causa dell’impossibilità di sposarsi in Italia, molte coppie sono andate all’estero a coronare il loro sogno d’amore. Al ritorno in Italia, poi, molti hanno chiesto di veder riconosciuta la loro unione prima all’anagrafe e poi, dopo aver ricevuto un rifiuto, in tribunale, sempre senza esito.

Una delle prime coppie a essersi sposate all’estero è stata quella composta da Antonio Garullo e Mario Ottocento, che il 1 giugno 2002 si sono sposati all’Aja. I Paesi Bassi sono molto “gettonati” per le nozze gay, così come la Spagna, gli Usa, il Canada e la Norvegia.

In Italia, dove non si è ancora riusciti ad approvare neanche una legge sulle unioni di fatto (eterosessuali e omosessuali), molti Comuni si sono attrezzati allestendo un registro delle unioni civili. Finora – secondo fonti delle associazioni – sono circa 140 e tra i maggiori ci sono Reggio Emilia, Palermo, Monza, L’Aquila, Bari, La Spezia, Parma, Cagliari, Napoli, Milano, Pescara, Ancona, Trento, Firenze.