
Abruzzo mobilitato contro la revisione delle circoscrizioni giudiziarie adottata dal Governo Monti per tagliare i tribunali cosiddetti minori. Numerosi avvocati, sindaci e amministratori provenienti da tutto l’Abruzzo hanno partecipato alla manifestazione nazionale promossa dall’Organismo unitario dell’avvocatura all’hotel Ergife a Roma. In rappresentanza della Marsica nella Capitale sono giunti il sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio, l’assessore Roberto Verdecchia, i consiglieri comunali Leonardo Rosa e Mario Babbo e una cinquantina di avvocati capitanati da Sandro Ranaldi, presidente dell’ordine, che ha aderito all’astensione (29 e 30 maggio) dalle udienze civili e penali proclamata dalla giunta dell’Oua.
Salito sul palco dell’Ergife, fasciato col tricolore, il primo cittadino di Avezzano, ha bocciato senza appello «l’irrazionale revisione della geografia giudiziaria» apripista della chiusura dei Tribunale di Avezzano e di qualche altra decina di avamposti della giustizia. «Quella riforma, oltre che ingiusta e senza fondamenta, è un pasticcio inattuabile – ha sottolineato Di Pangrazio – soprattutto per quanto riguarda l’accorpamento dei Tribunali di Avezzano e Sulmona a quello dell’Aquila, già oggi superaffollato e ubicato in luoghi improvvisati. Sarebbe il caos totale e la paralisi completa della giustizia in un territorio a forte rischio dove lo Stato deve alzare la guardia contro la criminalità organizzata e non abbassarla».
Il sindaco ha posto l’accento anche sui pesanti disagi che creerebbe la chiusura del presidio marsicano e sull’impatto occupazionale, sottolineando anche la «schizofrenia della scelta governativa che ha messo in cantiere l’eliminazione delle province e previsto la sede dei Tribunali nelle città capoluogo di provincia senza tenere conto di produttività, popolazione e morfologia del territorio».
Unanime il pensiero dei legali capitanati da Ranaldi: «la chiusura del tribunale di Avezzano sarebbe una schiaffo inaccettabile per la Marsica e un passo indietro per il sistema giudiziario in contrasto con il principio di prossimità e vicinanza della giustizia per i cittadini. Sarebbe irrazionale chiudere un Tribunale ad alta produttività ora a pieno organico». Unanime anche il grido d’allarme degli addetti ai lavori di tutta Italia.
«Questa riforma non produce risparmi ma costi aggiuntivi – ha concluso il sindaco – se la giustizia non funziona e questi interventi sporadici la peggiorano forse è il momento di rivedere il sistema della giustizia a 360° mettendo al centro i cittadini».