
di Fulgo Graziosi
Non è certamente facile mantenere sotto controllo una situazione catastrofica, come quella del post sisma, che ha colpito il territorio aquilano. E’ stata una disgrazia di proporzioni decisamente superiori alle capacità gestionali, organizzative e di coordinamento dell’Amministrazione comunale.
Il terremoto ha sconvolto quasi tutto l’assetto della struttura politico sociale della città, ma non è stato certamente l’effetto sconvolgente. Il degrado era iniziato prima del 2009, allorquando l’attuale Amministrazione non aveva ben compreso di essere il Capoluogo di Regione e che, pertanto, avrebbe dovuto svolgere tale ruolo in ogni circostanza, anche quando i problemi avrebbero potuto investire territori al di fuori del proprio. Ha voluto ignorare, oltretutto, le attribuzioni a suo tempo assegnate alla città dalla storia e dalla normativa ancora vigente.
Prima del terremoto il consesso cittadino ha navigato praticamente a vista, completamente scollegato dall’attività amministrativa provinciale e regionale. La città era ormai completamente ignorata da tutti ed isolata. Nessuno, però, ha saputo lanciare un avvertimento, un grido d’allarme sulla grave situazione in cui il Comune era stato capace di calarsi autonomamente e per libera scelta.
L’Amministrazione dormiva tranquillamente, sognando qualche evento che potesse conferire fama almeno al primo cittadino. L’agognata occasione, guarda caso, è arrivata al momento propizio, proprio con il terremoto. Dopo un primo tempo di sbandamento totale, in cui il Sindaco fu accusato di aver abbandonato la città, proprio come Schettino abbandonò la propria nave, il primo cittadino pensò bene di conquistare la “fama” attraverso il sisma. Infatti, in odore di luce riflessa, si è prostrato al magnifico Silvio, senza lasciarne mai la scia, fino al momento in cui il Partito non lo ha richiamato al dovere e al rispetto delle regole: opposizione ad oltranza e senza alcuna ragione plausibile.
Il primo cittadino intuisce che l’adozione di questo sistema ha fatto svanire, in sostanza, il profumo della fama. La fama, però, potrebbe essere raggiunta anche ponendosi con una negativa contrapposizione. Proprio qui inizia la disavventura del povero primo cittadino che, con la mente offuscata da antitetici comportamenti, continua ad inseguire la fama, senza considerare che essa è simile ad un fiume, che mantiene in superficie le cose leggere, gonfie e frivole, mentre trascina al fondo cose pesanti, solide ed importanti per la collettività. Da qui le acque del fiume, cariche di continue e quotidiane contraddizioni, cominciano a diventare rovinose, travolgenti, sommergendo anche le indicazioni, i suggerimenti e le proteste dei malcapitati cittadini.
Non è stato neppure sufficiente l’impiego delle “carriole” per arginare gli inqualificabili provvedimenti relativi alla restituzione della fascia di Sindaco e alla rimozione del vessillo nazionale da tutti gli uffici di competenza municipale. Una solenne lezione di etica è giunta proprio dal Capo dello Stato che ha voluto restituire, con molta bonarietà, la fascia al mittente, accompagnata da una nota di rimprovero che avrebbe dovuto aprire la porta ad una serie interminabili riflessioni. Invece, i paterni richiami del Presidente non hanno prodotto l’effetto sperato, perché Don Chisciotte si è sentito talmente oltraggiato, che ha alzato addirittura il tiro, ponendo sotto bersaglio l’Unione Europea. Anche in questo caso l’epilogo è facilmente prevedibile: verrà rimossa dagli uffici del Comune la bandiera dell’Unione Europea.
E, così, nella sede municipale resterà solamente il Primo Cittadino che, all’ombra del solo labaro comunale, continuerà a sognare di raggiungere il successo. Ma, quale successo? Speriamo che non sia proprio quello definito con intelligenza da Churchill: “Il successo é l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”. Forse, non ci siamo ancora accorti che stiamo raschiando il fondo delle risorse nazionali. La tanto osannata Cassa Depositi e Prestiti è giunta al collasso. Restano ancora scarse disponibilità di cassa.
L’aumento della famosa marca da bollo rappresenta l’ultima spiaggia e potrebbe costituire anche una incertezza, poiché, visti i tempi che corrono, gli italiani potrebbero rinunciare a molte controversie legali, in quanto si sono assottigliate le disponibilità economiche necessarie, facendo venire meno previsioni e speranze. I tempi, ovviamente, si allungherebbero di molto. Se così dovesse essere, quale altra favola si potrebbe raccontare ai terremotati? Quali altre strategie si potrebbero porre in atto? A questo punto riteniamo che ci sia ben poco da fare da parte dell’Amministrazione comunale se non un profondo e doveroso esame di coscienza.
Dal momento però che la coscienza non è una virtù che alberga nell’animo dei nostri amministratori, dal momento che essa è riconducibile ad una espressione prettamente religiosa, non si perdano d’animo e non pensino neppure di essersi salvati in calcio d’angolo, perché esiste un’altra possibilità, oltremodo laica, un attento, corretto e leale “esame introspettivo”. È un esame al quale nessuno vorrebbe sottoporsi, in quanto doloroso e fortemente umiliante, ma necessario, se non addirittura obbligatorio, se si vuole restituire la dovuta visibilità e dignità alla gloriosa città dell’Aquila, agli aquilani e a tutti i cittadini dei Comuni del cratere.