
di Antonella Calcagni
La Fiera di San Massimo ha fatto il miracolo: ha regalato una giornata di normalità agli aquilani. E non è poco. Grazie al Santo Patrono nella prima vera domenica d’estate sono stati tanti i cittadini che si sono ritrovati nel centro storico animato dai colori e dai suoni delle bancarelle. Una volta tanto una colonna sonora diversa dal monotono rumore dei propri passi sull’asfalto.
Affari pochi, ma gente tanta, soprattutto prima di pranzo, superando le 5 mila presenze. Piazza Duomo, il corso Vittorio Emanuele, tutto sembra normale, a patto che non si alzi lo sguardo verso i palazzi “incartati”. Poi i crampi allo stomaco si fanno sentire e allora c’è chi si concede un buon panino con prosciutto e pecorino e un bicchiere di vino, prodotti locali in competizione con la profumata Piadina romagnola con il suo messaggio subliminale di “solidarietà“.
Sui banchi panni e pietre ‘miracolose’ che puliscono senza l’uso di detergenti, molti prodotti dell’artigianato nazionale ed etnico, calzature e abbigliamento. Sono tornati tutti i venditori dello scorso anno provenienti dalle regioni del centro-sud. C’è chi compra per “devozione”, chi lo fa per rilassarsi, chi guarda, ma non apre il portafogli. Troppi a detta dei venditori.
Tutto si è svolto all’insegna dell’ordine. La fiera mantiene ancora una connotazione tutta aquilana, non c’è paragone con la regina delle fiere, quella dell’Epifania con le sue 450 bancarelle. Gli organizzatori della Fiva-Confcommercio, Ciao Imprese e Tvuno tuttavia sono fiduciosi nel fatto che anche questo appuntamento d’estate possa entrare nel Dna degli aquilani.
Con la politica dei piccoli passi, quest’anno ci sono ben 20 banchi in più rispetto allo scorso anno, quando la manifestazione si snodò con cento espositori lungo l’anello di viale Gran Sasso-Viale Tagliacozzo e via Castello. La riconquista del centro storico rappresenta dunque il punto di maggior vanto per gli organizzatori.
Sebbene puntellato, il cuore della città si è mostrato adeguato ad accogliere questa manifestazione caratterizzata, a differenza della fiera dell’Epifania, dall’assenza di abusivi. Evidentemente fra loro questo appuntamento è passato in sordina.
«Vedere tutte queste bancarelle ti riempie il cuore – ha esclamato un anziano – Da tanto non venivo in centro». «Per una volta tanto – aggiunge una signora – non vengo qui a piangere».
Tutti d’accordo su un punto: è necessario dare ai cittadini un motivo per tornare in centro. Di qui la parola d’onore della Fiva Confcommercio: tornare in centro almeno una volta al mese. Del resto la promessa era stata fatta dagli ambulanti di piazza Duomo prima dell’apertura del mercato di piazza D’Armi. Avevano detto «venderemo qui, ma di tanto in tanto torneremo anche in piazza Duomo per far abituare i cittadini a tornare nel cuore cittadino». Nessuno però li ha più visti da allora. C’è da chiedersi, dunque, al di là delle dichiarazioni di Fiva e Confcommercio, se i singoli ambulanti siano davvero d’accordo.