
«Fa piacere che il presidente Pagano abbia aperto uno spiraglio sulla doppia preferenza ma temo si tratti dell’ennesima presa in giro. Prima si impedisce l’arrivo di ben due progetti di legge poi si dice che se nessuno contesta il carattere di norma intrusa di eventuali emendamenti sulla legge elettorale si potrebbero anche esaminare». Lo ha detto il consigliere della Regione Abruzzo Mauro Acerbo.
«Pagano – spiega Acerbo – prima architetta una seduta blindata del Consiglio per impedire la discussione di proposte sulla legge elettorale e poi fa il gentleman.
Sicuramente presenterò domani un emendamento per introdurre la doppia preferenza di genere ma temo che uno dei tanti capigruppo contrari porrà il veto ai sensi del regolamento.
Sul trucco per aggirare la riduzione dei componenti del consiglio imposta dalla legge nazionale proporrò di cancellare norma sull’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere, mentre riproporrò la proposta che la rappresentanza di genere in giunta debba essere paritaria».
«In caso si vogliano mantenere la previsioni delle dimissioni dei consiglieri nominati assessori – prosegue il consigliere regionale – ritengo doveroso prevedere che tale aumento dei costi degli organi politici (640.000 euro annui) sia coperto attraverso una corrispondente riduzione delle indennità di assessori, consiglieri, presidenti e vicepresidenti.
Le indennità regionali rimangono molto alte rispetto alle retribuzioni dei normali cittadini e ci sono tutti gli spazi per fare tagli sull’indennità dei prossimi 37 consiglieri e assessori».
«Raccogliendo la sacrosanta istanza posta da Pio Rapagnà nei giorni scorsi – continua Maurizio Acerbo – presenterò un emendamento per la riduzione del numero di firme necessarie per presentare le liste. Appare davvero sproporzionato che i partiti presenti in Consiglio Regionale non debbano raccogliere firme mentre nuovi movimenti debbono presentarne tra le 6.000 e le 8.000. Come nel caso della doppia preferenza di genere è evidente l’intenzione di ridurre il numero dei concorrenti e creare le condizioni della propria rielezione».
«Purtroppo – conclude il consigliere – la decisione della conferenza dei capigruppo rende norma intrusa domani anche una proposta su questo tema. Farebbero bene gli altri partiti a riflettere sulle proposte di Rifondazione.
Gli stessi dati di partecipazione al voto dimostrano che i cittadini e le cittadine non ne possono più di un ceto politico che si blinda nel Palazzo».