
Dopo “l’amore” raccontato nelle ultime poesie pubblicate in questo blog, ritorna lo sguardo sulla quotidianità e i suoi i gesti comuni.
Piccoli e semplici gesti, capaci di dare valore ad una marginalità individuale, fatta di fragili emozioni come di forti sentimenti, dentro un tempo che scorre inesorabilmente.
Così che la poesia diventa un tentativo di sillabare la giusta misura delle cose attingendo alla biografia personale e collettiva; ripercorrendo, in definitiva, nel gioco della memoria, attimi di vita sparsi in frammenti, detriti e campioni da raccogliere e custodire.
Che compiti restano da fare
A maggio si sta ancora
dentro casa la sera.
Per il resto è come quand’ero bambino
colazione pranzo merenda e cena
dormire al pomeriggio, leggere
leggere avventure e storie
senza aver fatto i compiti di scuola.
Che compiti restano da fare
a questa età: bere acqua,
mangiare senza sale, carezzare le ossa
appassite dall’artrosi, passeggiare
un po’ al sole quando c’è
contare i battiti del cuore,
scrivere dei ricordi e sognare la notte
con la ricchezza di quel poco
che resta, che resta nel cuore
di aurora in aurora.
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