
Carotaggi da 150 metri per riscrivere la storia sismica del territorio aquilano. E’ questo l’obiettivo della perforazione condotta da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) per ricostruire e comprendere il comportamento della faglia di Paganica, la cui attivazione ha provocato il terremoto del 6 aprile 2009.
«Attraverso questo carotaggio vogliamo ottenere informazioni sul passato di questo territorio, capire quante volte si è attivata la faglia di Paganica, quella che si è attivata durante il terremoto del 2009, e con quali tempi» ha spiegato Massimo Porreca, uno dei responsabili dello studio, precisando che si tratta anche di un «modo per capirne le evoluzioni future».
Il luogo scelto per la perforazione, iniziata il 3 giugno, si trova tra le frazioni di Monticchio e Bagno, nel punto – come testimoniato dai dati ottenuti da immagini aeree e da satellite – di maggior ‘abbassamento’ del suolo (subsidenza), registrato durante il terremoto di 4 anni fa.
«Quest’area, che oggi è una piana attraversata da un fiume – ha aggiunto l’esperto – era in passato una zona palustre, una trappola di sedimenti che andremo ora a recuperare per cercare al loro interno tracce di eventi sismici del passato».
Attraverso una serie di analisi, come ad esempio del paleomagnetismo, dei pollini intrappolati e degli isotopi dell’ossigeno, i ricercatori potranno ricostruire con dettaglio la storia dei terremoti della zone avvenuti negli ultimi 700/800 mila anni.