
«La Regione Abruzzo si è posta il problema per quanto riguarda la gestione dei pascoli e questa problematica, segnalata da Nunzio Marcelli, verso le quali concordo pienamente, è stata oggetto di un’attenta analisi». A sottolinearlo, attraverso una nota, è l’assessore regionale alle Politiche agricole Mauro Febbo.
«La questione, sollevata anche da altri esponenti del mondo degli allevatori, come Marcelli ha evidenziato, riguarda una materia di competenza comunitaria e per questo è soggetta ad un percorso complesso – ha spiegato Febbo – Si è arrivati quindi ad una proposta mirata per dare una risposta efficace ad una esigenza sacrosanta. Nell’ambito del Disegno di legge di prossima approvazione da parte dalla Giunta è stato previsto un apposito articolo, il 41, dei quali è bene evidenziare alcuni passaggi.
Il comma 8 recita infatti: [i]i pascoli naturali sono gestiti secondo il principio della sostenibilità e della conservazione; a tal fine, in assenza dei piani di cui agli articoli da 11 a 13 della presente legge i proprietari di pascoli utilizzati aventi estensione complessiva superiore ad ettari 100 sono tenuti a far redigere e sottoporre all’approvazione dell’Autorità Forestale un apposito piano di utilizzazione e conservazione nel quale devono essere determinati, per lotti omogenei, il carico minimo e massimo ammissibile in U.B.A., i sistemi di pascolamento razionali da adottarsi nonché la data di inizio e fine dell’utilizzazione[/i].
Il comma 9: [i]per i fini ed in assenza del Piano di utilizzazione di cui al comma 8 e per i pascoli utilizzati di estensione complessiva inferiore ad ettari 100 le Prescrizioni di Massima di cui all’articolo 4 determinano, in funzione dell’altimetria e della tipologia dei pascoli: a) il carico minimo e massimo; b) la data di inizio e fine del pascolamento; c) il numero massimo di animali, distinti per specie, che possono essere utilmente condotti al pascolo dal singolo guardiano[/i].
Il comma 10: [i]le Prescrizioni di Massima di cui all’articolo 4 trovano applicazione anche nelle more della redazione ed approvazione dei Piani di cui al comma 8[/i].
Il comma 11: [i]i Piani di cui al comma 8 devono essere presentati per l’approvazione dell’Autorità forestale entro e non oltre 24 mesi dall’entrata in vigore della presente legge, decorsi i quali per i pascoli sprovvisti di pianificazione è fatto divieto di utilizzazione[/i]».
«In definitiva – commenta Febbo – il significato dei commi citati è che i pascoli vanno effettivamente utilizzati e in maniera razionale, e che quindi non ci possono essere speculazioni relative ad affitti o concessioni a quelli che non li utilizzano effettivamente. Detto ciò, qualora il pascolo sia effettuato nel rispetto delle prescrizioni tecniche, non è impedita la concessione anche a terzi provenienti da fuori regione».
«Per quanto riguarda i prati pascolo di uso civico – aggiunge l’assessore regionale – la Regione Abruzzo, con determinazioni dirigenziali regolarmente pubblicate sul B.u.r.a., ai sensi dell’articolo 16 della L.R. n. 25/88 ha autorizzato i Comuni (che ne hanno fatto esplicita richiesta) a concedere (annualmente) solo terreni pascolivi a favore degli allevatori residenti ai fini della partecipazione ai bandi del P.S.R. Abruzzo 2007/2013 cautelandosi affinché anche gli allevatori che non volessero partecipare ai Bandi sopra richiamarti avessero superfici pascolive a sufficienza per il bestiame.
A oggi, la Direzione Politiche agricole Servizio Politiche forestali demanio civico ed armentizio della Regione Abruzzo non ha autorizzato nessun Comune a concedere terre civiche pascolive a favore di consorzi o altri organismi provenienti dal nord o da altre località extra regionali, appunto per evitare accaparramenti di terreni per “frodare” la Comunità Europea. Il Servizio competente ha ricevuto richiesta da parte dei Comuni, ma a oggi non ha rilasciato nessuna autorizzazione e sta valutando la problematica insorta ma comunque, per quanto di competenza della Regione, in sede di eventuale autorizzazione si provvederà ad inserire prescrizioni che dovrebbero scongiurare “la frode” alla Comunità Europea. E’ chiaro che occorre attivare tutti i soggetti ai quali spettano funzioni di controllo per verificare il rispetto delle norme, la regolarità formale di tutta la documentazione per l’esercizio del pascolo, ivi compreso la custodia del bestiame e verificare il titolare effettivo della concessione rilasciata dal Comune».