L’Aquila, quando una palla fa tornare il sorriso

16 giugno 2013 | 18:26
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L’Aquila, quando una palla fa tornare il sorriso

di Maria Chiara Zilli

Ci ha pensato L’Aquila Calcio, con la sua promozione, a ricordare agli aquilani l’amore per la propria città.

Poco importa che la terra su cui sorge questo capoluogo sia parecchio incline al movimento, le radici sono riuscite comunque ad attecchire bene.

Magari non si tratta di radici di serie A, il calcio è pur sempre calcio, ma una giornata come quella di oggi dimostra che almeno una cosa è riuscita a restare aggrappata a questa terra. Una terra che nei secoli non ha fatto altro che ordire complotti contro chiunque l’abbia abitata.

Si tratta della passione. E chi è innamorato di una squadra che porta i colori di una città, non può che amarla, anche dopo un tradimento difficile da perdonare. Un tradimento che ha buttato tutti fuori dalle case e, negli anni a seguire, ha catapultato i cittadini in una giungla di battaglie e burocrazia.

Se la meritavano gli aquilani una giornata di felicità e se la sono presa.

Stanno festeggiando una palla che è entrata nella porta giusta, ma la gioia, anche se piccola, è un dono per una città schiacciata da una tristezza che sta lottando per entrare nel Dna di un intero popolo.

Se un piccolo sorriso spunta tra i puntelli e la disperazione, bisogna coltivarlo e non schiacciarlo o bollarlo di superficialità. Se la gente torna ad urlare per i vicoli incerottati il proprio amore per una città matrigna, poco importa se la gioia parte da un pallone. L’importante è dove arriva. Anche perché, in questa città, la frase “L’Aquila ti amo da morire!”, purtroppo, non è un eufemismo.