
di Fabiana De Rosa
In Italia la fecondazione assistita è regolata dalla legge 40. Si tratta di una norma controversa e messa in discussione non solo dal mondo scientifico, limitato da essa nella ricerca, ma anche dalle stesse coppie che decidono di ricorrere alla procreazione medica assistita. Molte di esse infatti, per fare ciò, sono costrette a rivolgersi a strutture mediche estere pagandone le conseguenze che ciò ne comporta. E d’altra parte, molti esperti e specialisti del settore, spostano le loro competenze al di fuori dell’Italia, dove la normativa sembra essere più elastica.
‘Il legislatore cieco. I paradossi della legge 40 sulla fecondazione assistita’: questo il titolo del libro presentato nei giorni scorsi al dipartimento di Scienze Biomediche dell’università di Teramo, al fine di far luce sulle problematiche connesse alla procreazione assistita in Italia.
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A trattare l’argomento è l’autrice del libro Filomena Gallo, docente del corso di laurea magistrale di Biotecnologie della riproduzione nell’ateneo di Teramo oltre che segretario dell’associazione Luca Coscioni, che si batte da sempre per la libertà di ricerca scientifica.
Presenti all’occasione anche il Magnifico Rettore dell’università di Teramo LucianoD’amico e il dottor Luigi Muzzi embriologo laureato nell’ateneo teramano e oggi specialista operativo al centro Alma Res di Roma. Per chiarire i punti principali del controverso argomento presenti anche Paolo Berardinelli ed Enrico Danese, docenti del corso di laurea triennale in Biotecnologie e il presidente del corso di laurea Luisa Gioia.
L’università di Teramo è il primo e unico Ateneo in Italia ad offrire un corso di laurea in Biotecnologie della riproduzione, anche per questo quindi, particolarmente attento a questi temi.
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«La legge 40 – così come spiegano gli esperti – consente l’accesso alle tecniche di procreazione medica assistita». Essa è stata varata nel 2004 ma già ai suoi albori il mondo scientifico espresse chiari dubbi, tentando, attraverso appelli di vario tipo, di influenzare il legislatore.
Si tratta di una norma, che in linea generale, prevede la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione assistita per sole coppie con problemi di sterilità e solo nel caso in cui non esistano metodi alternativi. Alla fecondazione assistita possono far ricorso le sole coppie maggiorenni e composte da individui di sesso diverso. La norma, vieta inoltre la sperimentazione sugli embrioni e la clonazione umana.
Dopo l’entrata in vigore della legge, nel 2005 gli italiani vengono chiamati a votare per i quattro quesiti del referendum (parzialmente) abrogativo della legge 40: si recherà al voto solo il 25% degli italiani. «Tuttavia – così come afferma Paolo Berardielli – non si tratta di una sconfitta».
E’ infatti questo l’inizio di una battaglia che durerà anni e che vedrà accendere gli animi delle coppie desiderose di avere un figlio ma impossibilitate a farlo senza il ricorso alla fecondazione assistita. Sono proprio loro a presentarsi di fronte ai tribunali per attivare i loro diritti.
A cambiare le carte in tavola, una sentenza della Cassazione emanata nel 2009 che stabilisce sostanzialmente due importanti novità:
1.Il massimo numero possibile degli embrioni da impiantare non è più uguale a 3, ma è il medico a decidere il numero necessario di essi.
2.E’ finalmente possibile il ricorso al congelamento di embrioni prodotti ma non impiantati.
«Il risultato di questa sentenza – spiega la Gallo – è un aumento degli effetti positivi dati dalla procreazione assistita a discapito di quelli negativi che apparivano superiori nel periodo antecedente al 2009. Si registra un maggior numero di casi che vanno a buon fine».
Filomena Gallo, nel corso degli anni, si è fatta portatrice di battaglie di coppie che si sono viste negare i loro diritti. Molte di quelle storie sono riportate nel suo libro. «Ma la battaglia è ancora in corso – spiegano gli esperti – poiché non tutte le strutture pubbliche sono disposte ad effettuare una ‘diagnosi pre-impianto’ che verifichi lo stato di salute dell’embrione, nonostante tale disposizione sia espressamente riportata all’art. 13 della legge 40».
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Nella maggior parte dei casi, gli errori di un ‘legislatore cieco’ costringono numerose coppie ad eseguire la fecondazione assistita al di fuori dall’Italia rivolgendosi a strutture sanitarie presenti in paesi in cui la normativa sembrerebbe essere più elastica. «Ciò, tuttavia – così come spiega la Gallo – comporta una serie di rischi da non sottovalutare».
Gli stessi laureati in Biotecnologie della riproduzione sono costretti nella maggior parte dei casi a lasciare l’Italia e ad operare in paesi stranieri dove la loro professionalità risulta decisiva. Una delle limitazioni più grandi che la legge impone riguarda il divieto di sperimentazione sugli embrioni: ciò comporta una terribile limitazione italiana alla ricerca scientifica.
Il libro di Filomena Gallo ci pone, di fatto, di fronte ad una problematica del tutto attuale che non può che far presagire ancora una lunga serie di battaglie morali e legislative contro i ‘paradossi della legge 40’.
Il video: