
di Marcello Spimpolo
Ieri sera, con un tempismo pari a quello con cui quest’anno pagava gli stipendi ai giocatori, mentre le due realtà vincenti della città, Gran Sasso Rugby e L’Aquila Calcio festeggiavano meritatamente con i loro tifosi le rispettive promozioni, il direttore Generale pro tempore (sua autodefinizione) dell’Aquila Rugby 1936 Avv. Massimiliano Placidi, faceva arrivare nelle redazioni una lettera aperta dai contenuti quantomeno contradditori.
Ma prima di analizzarli, questi contenuti, crediamo sia importante sottolineare come le vittorie nei loro campionati di Gran Sasso e L’Aquila Calcio, mettano ancora più a nudo gli errori di gestione dei dirigenti dell’Aquila Rugby.
Mentre Placidi continua, anche nella lettera di ieri, a lamentarsi delle difficoltà economiche avute quest’anno dai dirigenti neroverdi, altri manager, nello stesso contesto sociale e produttivo, riuscivano a conciliare le esigenze sportive con quelle economiche portando le loro squadre ad essere vincenti e promosse.
Si dirà che una Serie B di rugby non costa quanto un campionato di Eccellenza. Vero, ma non crediamo che il campionato dell’Aquila Calcio sia stato meno oneroso di quello dell’Aquila Rugby. E poi tutto è proporzionato alla realtà in cui ci si muove. Quindi la differenza l’hanno fatta, molto probabilmente, le capaci manageriali dei dirigenti. Ed a questo punto lasciamo a voi decidere chi sia stato più bravo…
Entrando nello specifico di quanto scritto da Placidi, l’Avvocato esordisce dicendo:
«Preciso che questa mia lettera aperta ha natura assolutamente personale pur nella consapevolezza e proprio in ragione della carica che rivesto nel Sodalizio Neroverde».
Delle due,l’una: Avvocato, parla a titolo personale o come direttore Generale dell’Aquila Rugby?
La lettera continua: «Innanzi tutto prendo atto dell’iniziativa del Consigliere Massimo Cialente posta in atto per mezzo della missiva inviata alle varie associazioni di categoria nonché professionali ma, pur ringraziandolo in ogni caso per l’impegno che costantemente ripone nei confronti del Sodalizio Neroverde, mi preme precisare che in questo momento L’Aquila Rugby 1936 più che di una semplice colletta ha bisogno di una compagine societaria unita e coesa che ponga in essere un programma economico sportivo almeno triennale basato su fondi certi da mettere in proprio o, comunque, da reperire sul mercato attraverso una “rete di impresa”; di una compagine societaria che prenda realmente parte attiva alla vita societaria ed all’attività posta in essere dai Consiglieri di Amministrazione per appoggiare i progetti esistenti o proporne, se ritenuto opportuno, di nuovi.
Solo l’effettivo e concreto coinvolgimento di nuove risorse, sia economiche che manageriali, potrà dare un futuro alla Società altrimenti si rischierebbe di assistere nuovamente ad un film già visto».
Al di là del ricordare all’Avvocato Placidi che il “consigliere” Cialente è anche casualmente il sindaco della sua città e che lui dovrebbe ringraziarlo dalla mattina alla sera per come si è prodigato in questo anno, e come sta facendo ancora, per reperire fondi per L’Aquila Rugby e permettere così a lui e ad altri di continuare ad essere dei dirigenti di questo sodalizio, ci chiediamo se non sia nei suoi obblighi ed in quelli del CdA di stilare un programma tecnico-sportivo ed economico per programmare una risalita immediata dei neroverdi in Eccellenza.
O, come al solito, si pretende che altri trovino i soldi per poi gestirli? E l’Avvocato non ci venga a raccontare, per l’ennesima volta, la favola che lui è un semplice dipendente e che fa quello che gli dice il CdA.
E poi quando parla dell’effettivo e concreto coinvolgimento di nuove risorse economiche e manageriali per dare un futuro alla Società, dimentica forse l’Avvocato che quest’inverno (quando la stagione sportiva poteva essere ancora raddrizzata) si è respinto al mittente l’ingresso di nuovi soci, della Old Rugby e di Massimo Mascioletti?
No, non lo dimentica, l’Avvocato, ma probabilmente vuole scegliere lui chi far entrare.
Per quanto si sa, ha ragione l’Avvocato quando si lamenta che la cifra raccolta dalla colletta dell’Ance sia stata nettamente inferiore a quella promessa, ma se ti “regalano” dei soldi ti tocca accettare e fare buon viso a cattivo gioco…
Ha un po’ meno ragione quando si lamenta del mancato rispetto dei contratti degli imprenditori del progetto “Cuore Neroverde”.
Chi ha stilato quei contratti per la società? Cosa c’è scritto su? Se non sono stati onorati, non esiste la legge che tuteli il sodalizio dagli inadempienti? Ma lui è Avvocato, quindi queste cose le sa trattare sicuramente meglio di noi.
Proseguendo, l’Avvocato mette in guardia chi avesse la velleità di entrare in Società che ci sono ancora delle pendenze da onorare:
«Auspico inoltre che tutte quelle persone che, a vario titolo, progettano, o comunque rappresentano, scenari rugbistici futuribili per la vita del Sodalizio abbiano preventivamente considerato la necessità di chiudere la stagione appena trascorsa mediante la definizione delle situazioni e posizioni ancora pendenti».
Due considerazioni: ma l’Avvocato non ha sempre sbandierato di aver risanato il bilancio? ( Anche se in un’intervista rilasciata al collega Castellani lui stesso ammette che ci sono sospesi non solo per l’anno in corso).
E poi, è corretto che sia il direttore generale, un dipendente come ama definirsi lui, a dettare in una lettera aperta, le condizioni di un eventuale ingresso di nuovi soci? O non dovrebbe essere compito del CdA, magari in una trattativa riservata?
Archiviando come “umana difesa del posto di lavoro” la frase in cui “avvisa” il suo possibile successore (per alcuni il Presidente dell’Afm, Luigi Fabiani) sulle problematiche che troverà, e sulla necessità che abbia chiara «differentemente dallo scrivente, un’idea almeno di massima su quello che potrà essere il budget stanziato e sugli obiettivi da perseguire nella prossima stagione” si arriva poi al trionfo finale, quando l’Avvocato, che dovrebbe essere sul banco degli imputati in quanto assoluto corresponsabile della fallimentare stagione terminata con la retrocessione, si mette invece su quello dell’accusa addebitando alla Società un “un evidente e colpevole ritardo nella gestione del post retrocessione nonché nella programmazione, anche logistica, a medio – lungo termine».
La Società è in ritardo? E chi è la Società? Chi è il direttore generale della Società? Ci parla questo direttore col suo presidente e col suo CdA? O deve farlo attraverso i giornali? E poi quale presidente? Il Marinelli dimissionario o lo Iovenitti designato?
E a proposito di dimissioni, ma quelle del direttore generale congelate nel concitato finale di stagione perché “non si poteva fare a meno di nessuno” come disse Marinelli, che fine hanno fatto?
La lettera aperta si conclude poi con un appello in cui l’Avvocato cambia ancora ruolo e diventa “difensore” dei giocatori e dei dipendenti dicendo che bisognerebbe lavorare in silenzio (chissà perché’): «per il rispetto dei ragazzi in primis e di tutti i collaboratori del club che,
ancora oggi, attendono, oramai da tempo, delle risposte chiare e puntuali da parte della Società».
Ancora con questo riferimento all’entità astratta Società. Valgono naturalmente le considerazioni scritte prima.
A proposito dei ragazzi, dei giocatori, vogliamo ribadire che sono le uniche vere vittime sacrificali di questa stagione, spesso malpagati, sovente pagati in ritardo (ancora oggi ci sono mensilità da onorare), spessissimo scesi in campo a prendere botte e fare brutte figure perché con malanni ed infortuni pregressi in quanto la “panchina corta” dovuta a due sciagurate campagne acquisti li costringevano a giocare comunque per mancanza di alternative.
Ecco, fa specie che qualcuno di questi abbia esultato su di un noto social network alla lettura della lettera dell’Avvocato Placidi.
Ah, è vero, esiste una spiegazione medico-clinica a questo atteggiamento: si chiama “Sindrome di Stoccolma”.