
di Antonella Calcagni
Da due anni le sue mattinate sono cadenzate dal rumore dei martelli e dalle voci degli operai; di sera, invece, soprattutto d’inverno, a fargli compagnia è solo il rumore dei suoi passi. Gianni Di Cesare è, insieme alla sua famiglia, l’unico abitante dell’asse centrale (inteso come corso cittadino).
Vive in via Crispomonti (un vicolo di piazza Duomo) da due anni. «All’inizio è stata dura – spiega il dirigente della Cgil – Eravamo soli anche di giorno. Ora almeno di mattina, s’incontrano gli operai e qualche impiegato». Gianni ormai conosce tutti e controlla tutti in centro dove sono diminuiti improvvisamente i turisti delle macerie, che almeno portavano un po’ di voci umane con la possibilità di scambiare qualche battuta.
«La mia casa non aveva subito anni in seguito al sisma, ma era stata classificata F a causa del pericolo rappresentato dagli edifici circostanti – spiega Di Cesare – Ho avuto qualche problema con il gas e la mancanza di servizi. Solo da qualche settimana è ripresa la raccolta differenziata porta a porta, invece lo spazzamento da parte dell’Asm non è ripreso». Così Gianni e la sua famiglia si autogestiscono spazzando a soli il proprio isolato e piantano qua e là anche qualche fiore.
In centro i residenti si contano sulle dita di una mano, una famiglia in piazza Santa Maria Paganica, una lungo via Garibali. Sono un po’ di più i residenti di via Fortebraccio, appena fuori Porta Bazzano. Ancor più popolosa, ma anche più problematica la vita lungo via XX settembre soprattutto al di sotto del Ponte Belvedere. Alcuni nuclei familiari abitano in un palazzina proprio al di sotto del ponte, ci sono 30 famiglie nella zona di Belvedere e 180 persone sono in media gli abitanti del quartiere Banca d’Italia.
Il comun denominatore per tutti è l’isolamento e la mancanza di servizi. «Non ci sono mezzi pubblici – spiega la professoressa Paola Lepidi – Nel mio condominio ci sono molti anziani costretti ad andare a piedi al Terminal di Collemaggio per trovare il primo autobus. Abbiamo scritto una lettera all’Ama per chiedere che la zona venisse servita almeno da un pulmino, ma non abbiamo avuto risposta».
C’è poi il disagio legato alle polveri generate dalle numerose demolizione dei palazzi i viale Giovanni XXIII e via Persichetti. «Ci hanno detto che saranno utilizzate perfino le mine per abbattere dei palazzi – continuano i residenti di via XX settembre – Dovremo andare in giro con la maschera antigas?».
Più in generale dunque da parte dei nuovi “pionieri” del centro storico c’è la richiesta di maggiore attenzione. Non vogliono sentirsi penalizzati due volte, essere considerati cittadini i serie B. L’alta velocità e la mancanza di collegamenti con il resto del centro e con la città è un altro problema sollevato.
In molti si interrogano ad esempio sui temi di riattivazione del ponte Belvedere. «Questo ponte insieme a quello di sant’Apollonia – spiega l’assessore alle Opere pubbliche, Alfredo Moroni – fa parte di interventi prioritari. In questi giorni sarà girato alle casse del comune il denaro, un milione mezzo di euro per entrambi gli interventi ( di cui un milione per Belvedere). Prima dell’autunno partiranno i lavori di consolidamento, via XX settembre resterà a doppio senso anche una volta ultimati i lavori sui due ponti».