
di Antonella Calcagni
Nessuna preclusione nei confronti della Accord Phoenix, certo bisogna conoscere prima di giudicare. Questo l’approccio al caso del consigliere comunale di Appello per L’Aquila, Ettore Di Cesare. Sapere, dunque, questo è il punto. Di qui la richiesta di trasparenza su tutta la vicenda. La società, come si ricorderà, intende insediarsi nel polo elettronico riassorbendo i cassintegrati.
«In primo luogo abbiamo il diritto di sapere qual è il piano industriale. I cittadini aquilani hanno il diritto di sapere cosa avverrà all’interno del sito – chiede Di Cesare – Se è vero, ad esempio, che sarà costruita una centrale da 5 megawatt per bruciare la plastica dei computer da rottamare. Chiediamo inoltre che il sito sia bonificato, vogliamo sapere inoltre l’ammontare dei finanziamenti pubblici che riceverà la società e quanto intende investire; infine quanti cassintegrati riassorbirà».
La madre dei problemi dunque potrebbe essere rappresentata dalle “ceneri” della Fenice, se è vero che dopo la selezione dei metalli nobili, la plastica dovrà essere smaltita in loco. In Italia esistono già altre aziende di questo tipo, una è stata realizzata un anno fa all’interno del carcere di Bollate.
La lavorazione dei materiali ha lo scopo di estrarre i metalli dai rifiuti in entrata. In particolare i rifiuti elettrici ed elettronici, una volta scaricati vengono controllati manualmente dagli operatori per la rimozione delle componenti ambientalmente critiche e pericolose come batterie, cartucce di toner esausto, oli e così via. Il materiale bonificato viene passato in un trituratore per una riduzione volumetrica; quello in uscita passa poi all’impianto principale: un mulino a martelli per la frantumazione finale. Il materiale in uscita avrà la pezzatura di pochi centimetri. Il successivo passaggio del materiale sotto una calamita permette di togliere tutto il metallo ferroso. Il passaggio poi attraverso un altro impianto separa la parte inerte (plastica vetro e legno) dalla parte metallica (alluminio rame e ottone). Infine il passaggio del materiale nell’ultimo impianto di nuova generazione permetterà di separare le varie frazioni metalliche.
Alla fine del processo produttivo da un mix di rifiuti elettrici ed elettronici si otterranno diverse materie prime pronte per la fusione come ferro, alluminio, rame ottone, schede elettroniche e plastiche. In particolare il ferro riciclato verrà utilizzato dalle acciaierie per la produzione di tondino. L’alluminio indirizzato verso fonderie di alluminio secondario. Il rame e l’ottone nelle raffinerie o nelle fonderie per la produzione della barra d’ottone. Le schede elettroniche in impianti per il recupero dei metalli preziosi come oro, argento e palladio. Le materie plastiche riutilizzate da impianti di rigenerazione o impianti termo valorizzatori per il recupero di energia.
L’impianto dunque prevede l’acquisto di macchinari piuttosto costosi, ma si tratta sicuramente di una di quelle attività che difficilmente potrebbe risentire della crisi.